Mc 8, 1-13
In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova.
Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno».
Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.
Parole del Papa
La vita cristiana deve svolgersi su questa musica della pazienza, perché è stata proprio la musica dei nostri padri, il popolo di Dio, quelli che hanno creduto alla parola di Dio, che hanno seguito il comandamento che il Signore aveva dato al nostro padre Abramo: “Cammina davanti a me e sii irreprensibile". Quanto paziente è il nostro popolo! Ancora adesso, quando andiamo nelle parrocchie, e troviamo quelle persone che soffrono, che hanno problemi, che hanno un figlio disabile, o hanno una malattia, ma portano avanti con pazienza la vita, non chiedono segni, come questi del Vangelo che volevano un segno: “Dateci un segno!” No, non chiedono, ma sanno leggere i segni dei tempi. Sanno che quando germoglia il fico viene la primavera, sanno distinguere quello. Invece questi impazienti del vangelo d’oggi, che volevano un segno, non sapevano leggere i segni dei tempi, per questo non hanno riconosciuto Gesù. E questa gente, nel nostro popolo, nelle nostre parrocchie, nelle nostre istituzioni, tanta gente, è quella che porta avanti la Chiesa, con la sua santità di tutti i giorni, di ogni giorno. Fratelli, considerate perfetta letizia quando subite ogni sorta di prova, sapendo che la vostra fede messa alla prova produce pazienza. E la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla. Il Signore dia a tutti noi la pazienza, la pazienza gioiosa, la pazienza del lavoro, della pace. Ci dia la pazienza di Dio, quella che lui ha, e ci dia la pazienza del nostro popolo fedele, che è tanto esemplare. (Omelia da Santa Marta, 17 febbraio 2014)