Apparizioni della Madonna di Zaro - cenacoli di preghiera delle famiglie e dei giovani
venerdì 29 maggio 2020
Messaggio della Madonna di Zaro del 26.05.2020 dato ad Angela
Messaggio della Madonna di Zaro del 26.05.2020 dato a Simona
Ho visto Mamma. Era tutta vestita di bianco, sul capo aveva un sottile velo bianco che le copriva anche le spalle, i piedi di Mamma erano scalzi e poggiavano sul mondo. Mamma aveva le mani giunte in preghiera e tra di esse una corona del Santo Rosario fatta di luce.
Sia lodato Gesù Cristo
“Cari figli miei, vi amo.
Figli, ancora una volta giungo a voi per chiedervi preghiera, preghiera figli per l'intera umanità. Figli, il mondo ha bisogno di preghiera ora più che mai, solo la preghiera può smuovere le montagne, la preghiera vera e costante fatta con il cuore e con fede vera. Figlia prega con me”.
Ho pregato con Mamma per l'intera umanità e per la Chiesa, poi Mamma ha ripreso:
“Figli miei pregate, siate fiaccole d'amore, pregate figli, pregate per la mia amata Chiesa, pregate figli.
Adesso vi do la mia santa benedizione. Grazie per essere accorsi a me”.
martedì 12 maggio 2020
Messaggio della Madonna di Zaro del 08.05.2020 dato a Simona
Ho visto Mamma Immacolata. Sul capo aveva un sottile velo bianco e la corona di dodici stelle, il manto sulle sue spalle era azzurro e le arrivava fin giù ai piedi che scalzi poggiavano sul mondo; sotto il suo piede destro Mamma aveva l'antico nemico sotto forma di serpente che si dimenava ma Mamma lo teneva ben fermo schiacciandogli la testa. Il vestito di Mamma era tutto bianco, con i bordi dorati. Mamma aveva le braccia aperte in segno di accoglienza e nella mano destra una lunga corona del Santo Rosario fatta di perle.
Sia lodato Gesù Cristo
“Cari figli miei eccomi a voi, io sono la madre dell'intera umanità, madre del perdono, madre dell'amore, madre della gioia, madre del rosario, madre del dolore. Sì figli, del dolore, quel dolore immenso che ha squarciato il mio cuore sotto i piedi della croce. Lì ho amato mio Figlio, l'ho adorato. Il dolore mi toglieva il respiro, ho stretto a me i suoi piedi, li ho baciati. Sono madre figli, madre del dolore, nello stesso modo sono vicino a ciascuno di voi: vi sono vicina nei vostri dolori, nei vostri momenti più duri, vi sono vicina nella vostra disperazione. Ma non disperate figli miei, la disperazione non viene da Dio. Figli miei, offrite a Lui ogni vostra sofferenza, donategli la vostra disperazione ed Egli vi donerà la forza di superarla piano piano, un attimo per volta, giorno per giorno vi donerà la grazia e la forza di affrontare tutto figli miei, tutto.
Figli, io sono vostra madre e vi amo immensamente. Figli, vi conduco per mano, vi insegno a camminare, e nel momento in cui cadete io sono lì e vi prendo tra le braccia, vi accarezzo e vi bacio. Figli miei, lasciatevi prendere tra le braccia.
Adesso vi do la mia santa benedizione. Grazie per essere accorsi a me.”
lunedì 11 maggio 2020
Messaggio della Madonna di Zaro del 08.05.2020 dato ad Angela
martedì 5 maggio 2020
Sii sacrificio e sacerdote di Dio
(Disc. 108; PL 52, 499-500)
Ascolta il Signore che chiede: vedete, vedete in me il vostro corpo, le vostre membra, il vostro cuore, le vostre ossa, il vostro sangue. E se temete ciò che è di Dio, perché non amate almeno ciò che è vostro? Se rifuggite dal padrone, perché non ricorrete al congiunto?
Ma forse vi copre di confusione la gravità della passione che mi avete inflitto. Non abbiate timore. Questa croce non è un pungiglione per me, ma per la morte. Questi chiodi non mi procurano tanto dolore, quanto imprimono più profondamente in me l’amore verso di voi. Queste ferite non mi fanno gemere, ma piuttosto introducono voi nel mio interno. Il mio corpo disteso, anziché accrescere la pena, allarga gli spazi del cuore per accogliervi. Il mio sangue non è perduto per me, ma è donato in riscatto per voi.
Venite, dunque, ritornate. Sperimentate almeno la mia tenerezza paterna, che ricambia il male col bene, le ingiurie con l’amore, ferite tanto grandi con una carità così immensa.
Ma ascoltiamo adesso l’Apostolo: «Vi esorto», dice, «ad offrire i vostri corpi» (Rm 12, 1). L’Apostolo così vede tutti gli uomini innalzati alla dignità sacerdotale per offrire i propri corpi come sacrificio vivente.
O immensa dignità del sacerdozio cristiano! L’uomo è divenuto vittima e sacerdote per se stesso. L’uomo non cerca fuori di sé ciò che deve immolare a Dio, ma porta con sé e in sé ciò che sacrifica a Dio per sé. La vittima permane, senza mutarsi, e rimane uguale a se stesso il sacerdote, poiché la vittima viene immolata ma vive, e il sacerdote non può dare la morte a chi compie il sacrificio.
Mirabile sacrificio, quello dove si offre il corpo senza ferimento del corpo e il sangue senza versamento di sangue. «Vi esorto per la misericordia di Dio ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente».
Fratelli, questo sacrificio è modellato su quello di Cristo e risponde al disegno che egli si prefisse, perché, per dare vita al mondo, egli immolò e rese vivo il suo corpo; e davvero egli fece il suo corpo ostia viva perché, ucciso, esso vive. In questa vittima, dunque, è corrisposto alla morte il suo prezzo. Ma la vittima rimane, la vittima vive e la morte è punita. Da qui viene che i martiri nascono quando muoiono, cominciano a vivere con la fine, vivono quando sono uccisi, brillano nel cielo essi che sulla terra erano creduti estinti.
Vi prego, dice, fratelli, per la misericordia di Dio, di offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo (cfr. Rm 12, 1). Questo è quanto il profeta ha predetto: Non hai voluto sacrificio né offerta, ma mi hai dato un corpo (cfr. Sal 39, 7 volgata). Sii, o uomo, sii sacrificio e sacerdote di Dio; non perdere ciò che la divina volontà ti ha dato e concesso. Rivesti la stola della santità. Cingi la fascia della castità. Cristo sia la protezione del tuo capo. La croce permanga a difesa della tua fronte. Accosta al tuo petto il sacramento della scienza divina. Fa’ salire sempre l’incenso della preghiera come odore soave. Afferra la spada dello spirito, fa’ del tuo cuore un altare, e così presenta con ferma fiducia il tuo corpo quale vittima a Dio.
Dio cerca la fede, non la morte. Ha sete della tua preghiera, non del tuo sangue. Viene placato dalla volontà, non dalla morte.
domenica 3 maggio 2020
Cristo, buon Pastore
Perciò in questo stesso passo il Signore subito soggiunge: «Come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e offro la vita per le pecore» (Gv 10, 15). Come se dicesse esplicitamente: da questo risulta che io conosco il Padre e sono conosciuto dal Padre, perché offro la mia vita per le mie pecore; cioè io dimostro in quale misura amo il Padre dall’amore con cui muoio per le pecore.
Di queste pecore di nuovo dice: Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna (cfr. Gv 10, 14-16). Di esse aveva detto poco prima: «Se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (Gv 10, 9). Entrerà cioè nella fede, uscirà dalla fede alla visione, dall’atto di credere alla contemplazione, e troverà i pascoli nel banchetto eterno.
Le sue pecore troveranno i pascoli, perché chiunque lo segue con cuore semplice viene nutrito con un alimento eternamente fresco. Quali sono i pascoli di queste pecore, se non gli intimi gaudi del paradiso, che è eterna primavera? Infatti pascolo degli eletti è la presenza del volto di Dio, e mentre lo si contempla senza paura di perderlo, l’anima si sazia senza fine del cibo della vita.
Cerchiamo, quindi, fratelli carissimi, questi pascoli, nei quali possiamo gioire in compagnia di tanti concittadini. La stessa gioia di coloro che sono felici ci attiri. Ravviviamo, fratelli, il nostro spirito. S’infervori la fede in ciò che ha creduto. I nostri desideri s’infiammino per i beni superni. In tal modo amare sarà già un camminare.
Nessuna contrarietà ci distolga dalla gioia della festa interiore, perché se qualcuno desidera raggiungere la meta stabilita, nessuna asperità del cammino varrà a trattenerlo. Nessuna prosperità ci seduca con le sue lusinghe, perché sciocco è quel viaggiatore che durante il suo percorso si ferma a guardare i bei prati e dimentica di andare là dove aveva intenzione di arrivare.