venerdì 30 settembre 2022

SAN GIROLAMO, presbitero e dottore della Chiesa – memoria

Lc 10,13-16
 
In quel tempo, Gesù disse:
«Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai!
Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato».

Quando comincia il mio percorso di conversione? Quando la mia vita cambia veramente?
C’è un tempo opportuno per cambiare vita e non è mai domani! Uno dei più grandi ostacoli alla conversione è la mancanza di riconoscenza verso Dio, dovuta a superficialità nella vita spirituale per la quale non vedo ciò che Lui opera, oppure dovuta ad un cuore indurito che percepisce solo il negativo e mai il bene reale e possibile.
Quando non ammettiamo l’azione di Dio nella storia oggi, non solo nei prodigi passati, trattiamo il Signore e tutte le cose che Lo riguardano come un oggetto di studio più che come Persona da seguire e da cui apprendere la via della felicità vera ed eterna.
Se la Sua presenza mi interpella e mi lascio coinvolgere, non posso essere indifferente alla bellezza del bene operato da Lui, con tutte le grazie ben visibili che mi è dato di conoscere.
Impariamo dai santi a fare penitenza, ma aperti alla speranza della misericordia.

giovedì 29 settembre 2022

Messaggio del 26.09.2022 da Simona

Ho visto Mamma, era tutta vestita di bianco, tra le mani giunte in preghiera una rosa bianca e una lunga corona del santo rosario fatta come gocce di ghiaccio. Sul capo Mamma aveva la corona di dodici stelle e un sottile manto bianco che le copriva anche le spalle e le arrivava fin giù ai piedi che scalzi poggiavano sul mondo.


Sia lodato Gesù Cristo 


Cari figli miei, vi amo e vedervi qui nel mio bosco benedetto mi riempie il cuore di gioia, ma ahimè figli miei troppo poco mi ascoltate e ancor meno siete pronti a mettere i miei consigli in pratica. Figli miei pregate, pregate per questo mondo sempre più in subbuglio: tenebre e ombre nere dilagano in esso, se ne impossessano sempre più. Figli miei vi chiedo preghiera: piegate le vostre ginocchia e adorate il mio e vostro Gesù vivo e vero nel Santissimo Sacramento dell’Altare. Figli miei pregate per tutti coloro che cercano il Signore su strade sbagliate, pregate per coloro che vengono presi dal male, per coloro che si perdono dietro le false bellezze di questo mondo. Figli miei, il male non porta che altro male, pregate figli pregate. Vi amo di un amore immenso e voglio vedervi tutti salvi, ma ciò sta a voi. Figli vi prego lasciatevi amare, lasciatevi guidare.

Adesso vi do la mia santa benedizione.

Grazie per essere accorsi a me.

SANTI MICHELE, GABRIELE E RAFFAELE, ARCANGELI – Festa

Gv 1,47-51
 


In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

Dalle «Omelie sui vangeli» di san Gregorio Magno, papa 
 
   È da sapere che il termine «angelo» denota l’ufficio, non la natura. Infatti quei santi spiriti della patria celeste sono sempre spiriti, ma non si possono chiamare sempre angeli, poiché solo allora sono angeli, quando per mezzo loro viene dato un annunzio. Quelli che recano annunzi ordinari sono detti angeli, quelli invece che annunziano i più grandi eventi son chiamati arcangeli.
   Per questo alla Vergine Maria non viene inviato un angelo qualsiasi, ma l’arcangelo Gabriele. Era ben giusto, infatti, che per questa missione fosse inviato un angelo tra i maggiori, per recare il più grande degli annunzi.
   A essi vengono attribuiti nomi particolari, perché anche dal modo di chiamarli appaia quale tipo di ministero è loro affidato. Nella santa città del cielo, resa perfetta dalla piena conoscenza che scaturisce dalla visione di Dio onnipotente, gli angeli non hanno nomi particolari, che contraddistinguano le loro persone. Ma quando vengono a noi per qualche missione, prendono anche il nome dall’ufficio che esercitano.
   Così Michele significa: Chi è come Dio?, Gabriele: Fortezza di Dio, e Raffaele: Medicina di Dio.
   Quando deve compiersi qualcosa che richiede grande coraggio e forza, si dice che è mandato Michele, perché si possa comprendere, dall’azione e dal nome, che nessuno può agire come Dio. L’antico avversario che bramò, nella sua superbia, di essere simile a Dio, dicendo: Salirò in cielo (cfr. Is 14, 13-14), sulle stelle di Dio innalzerò il trono, mi farò uguale all’Altissimo, alla fine del mondo sarà abbandonato a se stesso e condannato all’estremo supplizio. Orbene egli viene presentato in atto di combattere con l’arcangelo Michele, come è detto da Giovanni: «Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago» (Ap 12, 7).
   A Maria è mandato Gabriele, che è chiamato Fortezza di Dio; egli veniva ad annunziare colui che si degnò di apparire nell’umiltà per debellare le potenze maligne dell’aria. Doveva dunque essere annunziato da «Fortezza di Dio» colui che veniva quale Signore degli eserciti e forte guerriero.
   Raffaele, come abbiamo detto, significa Medicina di Dio. Egli infatti toccò gli occhi di Tobia, quasi in atto di medicarli, e dissipò le tenebre della sua cecità. Fu giusto dunque che venisse chiamato «Medicina di Dio» colui che venne inviato a operare guarigioni.

mercoledì 28 settembre 2022

Messaggio del 26.09.2022 da Angela

Questo pomeriggio la mamma si è presentata tutta vestita di bianco. Anche il manto che la avvolgeva era bianco, ampio e lo stesso manto le copriva anche il capo. Sul capo la Vergine Maria aveva una corona di dodici stelle splendenti.
Mamma aveva le mani giunte in preghiera, tra le mani una lunga corona del santo rosario bianca, come di luce e una piccola fiammella accesa.
Mamma sul petto aveva un cuore di carne che batteva forte. I piedi erano scalzi e poggiavano sul mondo. Sul mondo c'era il serpente che scuoteva forte la sua coda, ma Lei lo teneva fermo con il suo piede destro.

Sia lodato Gesù Cristo 

Cari figli, grazie per essere qui.
Grazie per aver risposto a questa mia chiamata.
Figli amatissimi, vi amo, vi amo immensamente e se sono qui è per l'immensa Misericordia di Dio, che mi permette di essere qui tra voi.
Figlioli, io sono qui per prendervi per mano, tendetemi le vostre mani e afferrate le mie.
Figli, voglio mettervi tutti nel mio Cuore Immacolato. 

Quando mamma ha detto: " Voglio mettervi tutti nel mio Cuore Immacolato"... Ha come appoggiato quella piccola fiammella che aveva tra le mani, sul suo cuore. Il suo cuore ha iniziato a battere forte. Poi ha allargato le sue braccia e ha iniziato a pregare su di noi.
Attorno si è formata una grande luce, il bosco è diventato come di luce. Vedevo alcuni dei presenti particolarmente illuminati da questa luce.
Poi mamma ha ripreso a parlare.

Figli amatissimi, siate luce, siate luce per coloro che  vivono ancora nelle tenebre. Pregate figli, la vostra vita sia preghiera. Pregate per la conversione di questa umanità, sempre più attanagliata e offuscata dalle false bellezze di questo mondo.
Figli amatissimi, tempi duri vi attendono, tempi di dolore, ma voi non temete, io vi sono accanto sempre, anche quando non mi vedete. 
Figli, pregate molto per la mia amata Chiesa, pregate per i miei figli prescelti e prediletti, affinchè continuino a mettere sempre mio figlio Gesù al centro della loro vita. Molti di loro mi fanno tanto soffrire, perchè con i loro comportamenti allontanano tanti dalla Chiesa. Pregate figli, e non vi fate giudici, imparate a giustificare invece di puntare il dito.

A questo punto, la Vergine Maria ha fatto silenzio e mi ha indicato un punto ben preciso da guardare. Ho visto San Michele Arcangelo, a fianco c'era l'intera Italia.
San Michele era come un grande condottiero, aveva tra le mani una lunga lancia di luce, l'ha puntata al centro dell'Italia. La terra tremava, tremava forte.
Poi la mamma ha benedetto tutti.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Mercoledì della XXVI settimana del Tempo Ordinario

Lc 9,57-62
 
In quel tempo, mentre camminavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».

Dalla «Lettera ai Filippesi» di san Policarpo, vescovo e martire
 
   Vi scongiuro tutti: obbedite alla parola di giustizia e perseverate in quella fortezza della quale i vostri stessi occhi hanno ammirato il modello non solo nei beati Ignazio, Zòsimo e Rufo, ma anche negli altri che furono tra voi e nello stesso Paolo e negli altri apostoli. Sappiate che essi non corsero invano (cfr. Fil 2, 16), ma nella fede e nella giustizia, e che ora si trovano nel luogo loro promesso, presso il Signore, di cui condivisero le sofferenze. Essi non amarono il secolo presente (cfr. 2 Tm 4, 10), ma colui che morì per noi tutti e che per noi fu risuscitato da Dio.
   Rimanete saldi in queste convinzioni e seguite l’esempio del Signore, fermi e irremovibili nella fede. Amate i vostri fratelli e amatevi vicendevolmente. State uniti nella verità, usatevi reciproche attenzioni con la dolcezza del Signore, non disprezzate nessuno. Quando potete fare del bene, non differitelo, «perché l’elemosina libera dalla morte» (Tb 4, 10). «Siate sottomessi gli uni agli altri» (Ef 5, 21) e «la vostra condotta tra i pagani sia irreprensibile» (1 Pt 2, 12); meriterete così lode per le vostre buone opere e non si bestemmierà il Signore per colpa vostra. Guai a colui per causa del quale il nome del Signore è disprezzato. Insegnate a tutti quella santa condotta nella quale voi stessi vivete.
   Molto mi addolorò il caso di Valente, che fu un tempo presbitero in mezzo a voi e che, con il suo comportamento, dimostra ora una così grave carenza nella stima dell’ufficio che gli è stato affidato. Per questo vi esorto a guardarvi dall’avarizia e ad essere casti e leali. Astenetevi da ogni male.
   Chi non è capace di dominare se stesso, come potrà esortare gli altri? Perché chi non si astiene dall’avarizia verrà contaminato dall’idolatria e sarà annoverato tra i pagani, che ignorano i giudizi del Signore. «O non sapete che i santi giudicheranno il mondo» (1 Cor 6, 2), come insegna Paolo?
   Io, tuttavia, non ho mai constatato né sentito dire nulla di simile di voi, in mezzo ai quali lavorò Paolo ed ai quali egli allude all’inizio della sua lettera. Di voi infatti egli si gloriava in tutte le chiese che allora conoscevano Dio, mentre noi non lo conoscevamo ancora.
   Di molta amarezza è, quindi, motivo per me sia Valente che sua moglie. Il Signore conceda loro la grazia di una vera conversione. Trattateli però senza asprezza e non come nemici (cfr. 2 Ts 3, 15), ma richiamateli come membra sofferenti e sviate perché l’intero vostro corpo sia salvo. Aiutandoli, contribuirete all’edificazione di voi stessi.

martedì 27 settembre 2022

SAN VINCENZO DE' PAOLI, presbitero – memoria

Lc 9,51-56
 
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l'ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme.
Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.

La testimonianza di Gesù non viene imposta con la forza della violenza oppure opprimendo chi non accoglie il Vangelo, perché la Parola e gli esempi hanno in se stessi la forza di parlare ai cuori.
Gesù certo ammonisce e corregge, ma chi vuole vedere la verità può imparare ad accoglierlo.
I discepoli impareranno da Lui che sacrificare se stessi per gli altri è la migliore opera di evangelizzazione.
Quante volte siamo tentati di reagire male davanti al rifiuto di Dio oppure quando qualcuno non la pensa come noi?! La vera testimonianza è nella coerenza della scelta fatta, continuando il proprio cammino verso la croce, con l’equilibrio della pazienza.

lunedì 26 settembre 2022

Lunedì della XXVI settimana del Tempo Ordinario

Lc 9,46-50
 
In quel tempo, nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse più grande.
Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande».
Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».

Dalla «Lettera ai Filippesi» di san Policarpo, vescovo e martire 
 
   Non è per mia iniziativa, fratelli, che vi scrivo riguardo alla giustizia, ma perché voi stessi me lo avete richiesto, e lo farò dicendovi non cose mie, ma di Paolo. Effettivamente né io, né altri come me potrebbe mai giungere alla sapienza del beato e glorioso apostolo. Egli, quando si trovava in mezzo a voi, parlando di persona agli uomini del suo tempo, trasmise con sicurezza e con forza il messaggio di verità e, anche dopo la sua partenza, vi indirizzò lettere, che vi edificheranno sempre nella fede ricevuta, se le mediterete attentamente. Vi faranno cioè crescere in quella fede che è la nostra comune madre (cfr. Gal 4, 26), cui segue la speranza che è preceduta dalla carità verso Dio, verso Cristo e verso il prossimo. Chi possiede queste virtù ha adempiuto il comandamento della giustizia, perché chi ha l’amore è lontano da ogni peccato.
   «L’attaccamento al denaro è la radice di tutti i mali» (1 Tm 6, 10). Consapevoli, dunque, che «non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via» (1 Tm 6, 7), armiamoci con le armi della giustizia e impariamo noi per primi a camminare nella via dei comandamenti del Signore. Insegnate alle vostre mogli a camminare nella fede ricevuta, nell’amore e nella purezza, ad amare i loro mariti in tutta fedeltà e tutti gli altri ugualmente in tutta castità e a educare i figli nel timore di Dio (cfr. Ef 5, 23 ss.).
   Le vedove siano compenetrate di fede nel Signore, intercedano incessantemente per tutti, si tengano lontane da ogni calunnia, maldicenza, falsa testimonianza, dalla cupidigia del denaro e da qualsiasi specie di male; siano consapevoli di essere un altare di Dio, il quale scruta attentamente ogni cosa e nulla ignora dei nostri pensieri, sentimenti o segreti del cuore (cfr. 1 Tm 5, 3-16).
   Ben sapendo, dunque, che «non ci si può prendere gioco di Dio» (Gal 6, 7), dobbiamo camminare in modo degno dei suoi comandamenti e della sua gloria. I diaconi camminino nella santità sotto lo sguardo di Dio santo, quali ministri suoi e del Cristo, e non si curino degli apprezzamenti degli uomini. Non siano calunniatori, non falsi; non siano attaccati al denaro (cfr. 1 Tm 3, 6 ss.).
   Saggi in ogni cosa, compassionevoli, solleciti, camminino secondo la verità del Signore che si fece servo di tutti.
   Se a lui saremo graditi nel tempo presente, egli ci darà in cambio i beni futuri, quando ci risusciterà dai morti come ci ha promesso. Se ci comporteremo in modo degno di lui, «con lui anche regneremo» (2 Tm 2, 12), purché restiamo saldi nella fede.

domenica 25 settembre 2022

XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Lc 16,19-31
 
In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Dal commento di don Fabio Rosini 


sabato 24 settembre 2022

Sabato della XXV settimana del Tempo Ordinario

Lc 9,43b-45

In quel giorno, mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini».
Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento.

Gesù compie opere che suscitano ammirazione, soprattutto per coloro che stanno a guardare. Ma, chi lo segue veramente, deve apprendere che non basta un vago sentimento a favore di Gesù, occorre invece imparare ad ascoltarlo ed a comprenderlo. Nel rapporto costante con Lui, capiamo quanto sia importante la Sua passione e quel lasciarsi consegnare al giudizio e alla morte per amore nostro. Gli spettatori della fede osservano, ammirano, si avvicinano per poi andarsene, coloro invece che vogliono seguirlo Lo imitano nella capacità di accettare la volontà del Padre.

venerdì 23 settembre 2022

SAN PIO DA PIETRELCINA, PRESBITERO – memoria

Lc 9,18-22
 
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

Dalle lettere di san Pio da Pietrelcina, sacerdote 
 
   Con ripetuti colpi di salutare scalpello e con diligente ripulitura l’Artista divino vuole preparare le pietre con le quali costruire l’edificio eterno. Così canta la nostra tenerissima madre, la santa Chiesa Cattolica, nell’inno dell’ufficio della dedicazione della chiesa. E così è veramente.
   Molto giustamente si può affermare che ogni anima destinata alla gloria eterna è costituita per innalzare l’edificio eterno. Un muratore che vuole edificare una casa innanzi tutto deve ben ripulire le pietre che vuole usare per la costruzione. Cosa che ottiene a colpi di martello e scalpello. Allo stesso modo si comporta il Padre celeste con le anime elette, che la somma sapienza e provvidenza fin dall’eternità ha destinate ad innalzare l’edificio eterno.
   Dunque, l’anima destinata a regnare con Gesù Cristo nella gloria eterna deve essere ripulita a colpi di martello e di scalpello, di cui l’Artista divino si serve per preparare le pietre, cioè le anime elette. Ma quali sono questi colpi di martello e di scalpello? Sorella mia, sono le ombre, i timori, le tentazioni, le afflizioni di spirito e i tremori spirituali con qualche aroma di desolazione e anche il malessere fisico.
   Ringraziate, quindi, l’infinita pietà dell’eterno Padre che tratta così la vostra anima perché destinata alla salvezza. Perché non gloriarsi di questo trattamento amoroso del più buono di tutti i padri? Aprite il cuore a questo celeste medico delle anime e abbandonatevi con piena fiducia tra le sue santissime braccia. Egli vi tratta come gli eletti, affinché seguiate Gesù da vicino sull’erta del Calvario. Io vedo con gioia e con vivissima commozione dell’animo come la grazia ha operato in voi.
   Siate certi che tutto quello che ha sperimentato la vostra anima è stato disposto dal Signore. Non abbiate perciò timore di incorrere nel male e nell’offesa di Dio. Vi basti sapere che in tutto questo mai avete offeso il Signore, anzi che lui ne è rimasto ancor più glorificato.
   Se questo tenerissimo Sposo si nasconde alla vostra anima non è perché, come pensate, voglia vendicarsi della vostra infedeltà, ma perché mette sempre più alla prova la vostra fedeltà e costanza e inoltre vi purifica da alcuni difetti, che non appaiono tali agli occhi carnali, cioè quei difetti e quelle colpe, dai quali neppure il giusto è esente. Nelle sacre pagine è infatti scritto: «Il giusto cade sette volte» (Pr 24, 16).
   E credetemi che se non vi sapessi così afflitti, sarei meno contento, perché vedrei che il Signore vi dona meno gemme preziose… Scacciate come tentazioni i dubbi contrari… Scacciate anche i dubbi che riguardano il modo di essere della vostra vita, cioè che non ascoltate le ispirazioni divine e che resistete ai dolci inviti dello Sposo. Tutto questo non proviene da spirito buono, ma da spirito cattivo. Si tratta di arti diaboliche, che cercano di allontanarvi dalla perfezione o almeno di ritardare il vostro cammino verso di essa. Non vi perdete di coraggio!
   Se Gesù si manifesta, ringraziatelo; se si nasconde, ringraziatelo ancora: sono scherzi di amore. Mi auguro che arriviate a spirare con Gesù sulla croce ed esclamare con Gesù: «Consummatum est» (Gv 19, 30).

lunedì 19 settembre 2022

Lunedì della XXV settimana del Tempo Ordinario

Lc 8,16-18
 
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.
Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

Abbiamo una luce che non possiamo e non dobbiamo spegnere, che viene da Cristo, che è suo riflesso e deve condurre a Lui. Questa luce viene oscurata dal peccato che, se diventa continuo e non c’è pentimento, non permette di essere testimoni di verità.
La menzogna uccide la verità, come l’agire per apparenza e correttezza formale ed essere invece marci dentro.
L’ascolto della Parola invece purifica il cuore e spinge a conversione, spronandoci costantemente a cambiare e portando in noi l’azione dello Spirito Santo.
Da questo ascolto dipendono la nostra salvezza e la nostra testimonianza, così come dalla qualità dell’ascolto viene fuori una vita di santità che può farci diventare luce per questo tempo.

domenica 18 settembre 2022

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Lc 16,1-13

 
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».


Ciò che colpisce di più in questa parabola è che, dopo che l’amministratore è stato scoperto nella sua disonestà, viene lodato dal Padrone. C’è da comprendere bene il motivo di questa lode: la scaltrezza.

Ognuno di noi ha molti doni, una ricchezza che ci è dato di amministrare, ma non sempre li usiamo bene, con fedeltà a Dio e tante volte siamo presi dalla pigrizia. La scaltrezza si oppone al temporeggiare. Possiamo essere utili ad altri oggi, con i doni che abbiamo, perché sperimentino la misericordia (il taglio del debito) da parte di Dio? Allora perché non ci diamo da fare?

Se amministriamo male la ricchezza di grazia e misericordia, che abbiamo ricevuto da Dio, non siamo dissimili dall’amministratore disonesto. Con la differenza che lui ha fatto sperimentare, pur nella sua disonestà, un po’ di misericordia agli altri. 

E noi, saremo accolti dai poveri nelle “dimore eterne”?

sabato 17 settembre 2022

Sabato della XXIV settimana del Tempo Ordinario

Lc 8,4-15
 
In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché
vedendo non vedano
e ascoltando non comprendano.
Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.

Dal «Discorso sui pastori» di sant’Agostino, vescovo 
 
   È detto nella Scrittura: «Egli (Dio) sferza chiunque riconosce come figlio» (Eb 12, 6), e tu dici: Forse per te ci sarà un’eccezione. Ma ricordati bene che se uno è esente dal flagello dei castighi, è escluso dal numero dei figli. Dunque, dirai, egli sferza proprio ogni figlio? Certo, egli sferza ogni figlio, come ha colpito perfino il suo Unigenito. Quel Figlio unico, nato dalla sostanza del Padre, era il Verbo uguale al Padre nella natura divina, colui per il quale sono state fatte tutte le cose. Ebbene egli non diede mai alcun motivo per essere colpito. Eppure si rivestì del corpo a questo scopo, per non restare senza flagello. Ora chi sferza l’Unigenito, benché senza peccato, lascerà esente dalla sofferenza il figlio adottivo e peccatore? L’Apostolo dice che noi siamo stati chiamati all’adozione. Abbiamo ricevuto l’adozione di figli per essere eredi insieme all’Unigenito, e per essere insieme la sua eredità: «Chiedi a me, ti darò in possesso le genti» (Sal 2, 8). Egli ci diede l’esempio con le sue sofferenze.
   Ma certo il debole, per non soccombere alle future tentazioni, non deve essere ingannato con false speranze, né avvilito con prospettive spaventose. Devi dirgli: «Prepàrati alla tentazione» (Sir 2, 1). Egli forse comincerà a vacillare, a tremare tutto, a indietreggiare. Ma anche quest’altra verità devi dirgli: «Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze» (1 Cor 10, 13).
   Quel promettere e prospettare le sofferenze future, è dare forza a chi è debole. Ma se uno teme troppo e perciò è spaventato, promettigli la misericordia di Dio. Con ciò non gli assicurerai certo l’immunità dalle tentazioni, ma lo convincerai che Dio non permette che siamo tentati oltre le forze. È come se tu applicassi delle fasce a chi ha subìto una frattura. Vi sono infatti alcuni, che, quando hanno sentito che verranno tribolazioni, si premuniscono di più e quasi hanno sete di questo calice. Stimano infatti troppo poco per loro la medicina dei fedeli, e anelano alla gloria dei martiri.
   C’è, invece, chi, al sentir parlare delle prove inevitabili riservate al cristiano e tali che nessun altro sperimenta se non colui che vuole essere veramente cristiano, si turba e, quando se le vede giungere addosso, si perde d’animo e vacilla. A costui offri la fasciatura del conforto e lega ciò che è spezzato. Di’: Non aver paura, non ti abbandonerà nelle tentazioni colui nel quale hai creduto. Dio è fedele e non permette che tu sia tentato oltre le tue forze. Non è questa una mia affermazione. Te la fa l’Apostolo che inoltre aggiunge: Volete una prova che Cristo parla in me? (cfr. 2 Cor 13, 3). Quando dunque senti queste parole, le ascolti da Cristo stesso, le ascolti anche da quel pastore che pasce Israele. A questi infatti fu detto: Ci fai bere lacrime, con misura (cfr. Sal 79, 6). Quello infatti che dice l’Apostolo: «Non permette che siate tentati oltre le vostre forze», lo dice anche il Profeta con le parole: «Con misura».
   Soltanto non voler abbandonare chi ti rimprovera e ti esorta, ti atterrisce e ti consola, ti percuote e ti risana.

venerdì 16 settembre 2022

SANTI CORNELIO, papa, e CIPRIANO, vescovo, martiri -memoria

Lc 8,1-3

In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

Seguire per servire. È ciò che fanno le donne, grate al Signore di averle liberate, guarite, aiutate… 
Dei Dodici, si dice semplicemente che sono con Lui.
Entrambi i gruppi viaggiano con Gesù, per giorni, dando la priorità a stare con Lui rispetto ad ogni altro interesse.
Noi come seguiamo il Signore? 
Perché Lo seguiamo? Quali sono le nostre motivazioni?

giovedì 15 settembre 2022

BEATA VERGINE MARIA ADDOLORATA – memoria

Lc 2,33-35
 
In quel tempo, il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

Dai «Discorsi» di san Bernardo, abate

     Il martirio della Vergine viene celebrato tanto nella profezia di Simeone, quanto nella storia stessa della passione del Signore. Egli è posto, dice del bambino Gesù il santo vegliardo, quale segno di contraddizione, e una spada, dice poi rivolgendosi a Maria, trapasserà la tua stessa anima (cfr. Lc 2, 34-35).
     Una spada ha trapassato veramente la tua anima, o santa Madre nostra! Del resto non avrebbe raggiunto la carne del Figlio se non passando per l'anima della Madre. Certamente dopo che il tuo Gesù, che era di tutti, ma specialmente tuo, era spirato, la lancia crudele non potè arrivare alla sua anima. Quando, infatti, non rispettando neppure la sua morte, gli aprì il costato, ormai non poteva più recare alcun danno al Figlio tuo. Ma a te sì. A te trapassò l'anima. L'anima di lui non era più là, ma la tua non se ne poteva assolutamente staccare. Perciò la forza del dolore trapassò la tua anima, e così non senza ragione ti possiamo chiamare più che martire, perché in te la partecipazione alla passione del Figlio, superò di molto, nell'intensità, le sofferenze fisiche del martirio.
     Non fu forse per te più che una spada quella parola che davvero trapassò l'anima ed arrivò fino a dividere anima e spirito? Ti fu detto infatti: «Donna, ecco il tuo figlio» (Gv 19, 26). Quale scambio! Ti viene dato Giovanni al posto di Gesù, il servo al posto del Signore, il discepolo al posto del maestro, il figlio di Zebedeo al posto del figlio di Dio, un semplice uomo al posto del Dio vero. Come l'ascolto di queste parole non avrebbe trapassato la tua anima tanto sensibile, quando il solo ricordo riesce a spezzare anche i nostri cuori, che pure sono di pietra e di ferro?
     Non meravigliatevi, o fratelli, quando si dice che Maria è stata martire nello spirito. Si meravigli piuttosto colui che non ricorda d'aver sentito Paolo includere tra le più grandi colpe dei pagani che essi furono privi di affetto. Questa colpa è stata ben lontana dal cuore di Maria, e sia ben lontana anche da quello dei sui umili devoti.
     Qualcuno potrebbe forse obiettare: Ma non sapeva essa in antecedenza che Gesù sarebbe morto? Certo. Non era forse certa che sarebbe ben presto risorto? Senza dubbio e con la più ferma fiducia. E nonostante ciò soffrì quando fu crocifisso? Sicuramente e in modo veramente terribile. Del resto chi sei mai tu, fratello, e quale strano genere di sapienza è il tuo, se ti meravigli della solidarietà nel dolore della Madre col Figlio, più che del dolore del Figlio stesso di Maria? Egli ha potuto morire anche nel corpo, e questa non ha potuto morire con lui nel suo cuore? Nel Figlio operò l'amore superiore a ogni altro amore. Nella Madre operò l'amore, al quale dopo quello di Cristo nessun altro amore si può paragonare.

mercoledì 14 settembre 2022

ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE – Festa

Gv 3,13-17
 
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

Dai «Discorsi» di sant'Andrea di Creta, vescovo

     Noi celebriamo la festa della santa croce, per mezzo della quale sono state cacciate le tenebre ed è ritornata la luce. Celebriamo la festa della santa croce, e così, insieme al Crocifisso, veniamo innalzati e sublimati anche noi. Infatti ci distacchiamo dalla terra del peccato e saliamo verso le altezze. È tale e tanta la ricchezza della croce che chi la possiede ha un vero tesoro. E la chiamo giustamente così, perché di nome e di fatto è il più prezioso di tutti i beni. È in essa che risiede tutta la nostra salvezza. Essa è il mezzo e la via per il ritorno allo stato originale.
     Se infatti non ci fosse la croce, non ci sarebbe nemmeno Cristo crocifisso. Se non ci fosse la croce, la Vita non sarebbe stata affissa al legno. Se poi la Vita non fosse stata inchiodata al legno, dal suo fianco non sarebbero sgorgate quelle sorgenti di immortalità, sangue e acqua, che purificano il mondo. La sentenza di condanna scritta per il nostro peccato non sarebbe stata lacerata, noi non avremmo avuto la libertà, non potremmo godere dell'albero della vita, il paradiso non sarebbe stato aperto per noi. Se non ci fosse la croce, la morte non sarebbe stata vinta, l'inferno non sarebbe stato spogliato. 
     È dunque la croce una risorsa veramente stupenda e impareggiabile, perché, per suo mezzo, abbiamo conseguito molti beni, tanto più numerosi quanto più grande ne è il merito, dovuto però in massima parte ai miracoli e alla passione del Cristo. È preziosa poi la croce perché è insieme patibolo e trofeo di Dio. Patibolo per la sua volontaria morte su di essa. Trofeo perché con essa fu vinto il diavolo e col diavolo fu sconfitta la morte. Inoltre la potenza dell'inferno venne fiaccata, e così la croce è diventata la salvezza comune di tutto l'universo.
     La croce è gloria di Cristo, esaltazione di Cristo. La croce è il calice prezioso e inestimabile che raccoglie tutte le sofferenze di Cristo, è la sintesi completa della sua passione. Per convincerti che la croce è la gloria di Cristo, senti quello che egli dice: «Ora il figlio dell'uomo è stato glorificato e anche Dio è stato glorificato in lui, e lo glorificherà subito» (Gv 13, 31-32).
     E di nuovo: «Glorificami, Padre, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse» (Gv 17, 5). E ancora: «Padre glorifica il tuo nome. Venne dunque una voce dal cielo: L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò» (Gv 12, 28), per indicare quella glorificazione che fu conseguita allora sulla croce. Che poi la croce sia anche esaltazione di Cristo, ascolta ciò che egli stesso dice: Quando sarò esaltato, allora attirerò tutti a me (cfr. Gv 12, 32). Vedi dunque che la croce è gloria ed esaltazione di Cristo.

martedì 13 settembre 2022

Messaggio del 08.09.2022 da Simona

Ho visto Mamma era tutta vestita di bianco, sul capo la corona di dodici stelle e un sottile velo bianco trapuntato di puntini d’oro, sulle spalle un ampio manto azzurro che le arrivava fin giù ai piedi che scalzi poggiavano su di una roccia sotto la quale c’era un piccolo corso d’acqua. Mamma aveva le mani giunte in preghiera e tra di esse una lunga corona del santo rosario fatta come di gocce di ghiaccio e il suo crocifisso sfiorava il corso d’acqua ai suoi piedi.

                                                                  Sia lodato Gesù Cristo


Cari figli miei, vi amo e vi ringrazio che siete accorsi a questa mia chiamata. Vi amo figli e ancora una volta vi chiedo preghiera, preghiera per la mia amata Chiesa, ci sarà una grande scissione in essa. Pregate affinché non si perda il vero magistero della fede, pregate affinché le sue colonne non vacillino e cadano, pregate affinché i cuori dei pastori siano illuminati e sappiano guidare e custodire il gregge del Signore. Figli miei pregate, vi invito a sostare dinnanzi al Santissimo Sacramento dell’Altare, lì c’è il tutto che cercate, lì c’è ogni grazia che chiedete, lì c’è ogni bene, il sommo bene. Pregate figli miei pregate, affidate ogni vostro pensiero al Signore, fategli posto nella vostra vita, accoglietelo, amatelo, custoditelo, pregatelo ed Egli lenirà ogni vostra ferita, curerà ogni vostro dolore, vi ricolmerà di ogni grazia e benedizione. Figli miei vi amo, lasciate che vi fasci le ferite, lasciate che le mie lacrime siano balsamo che cura e guarisce ogni vostro male, Vi amo figli, vi prego lasciatevi amare abbandonatevi tra le mie braccia ed io vi condurrò a Gesù unico vero bene, vero amore, vera via, verità e guida.

Adesso vi do la mia santa benedizione.

Grazie per essere accorsi a me.

                                                     

SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, vescovo e dottore della Chiesa – memoria

Lc 7,11-17
 
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Gesù vede ed ha compassione. Non c’è una supplica da parte di qualcuno, ma un dolore che arriva dritto al cuore e spinge ad agire. Dalla compassione scaturisce l’azione misericordiosa.
Quante volte siamo indifferenti al dolore degli altri o, se ci tocca dentro, crediamo di non poter fare nulla di straordinario e quindi ci tiriamo indietro ancor prima di provarci…
Gesù riuscita i morti, guarisce, libera. Noi ovviamente non possiamo agire allo stesso modo, se non in casi straordinari. Ma perché non facciamo ciò che è in nostro potere, con la vicinanza, il soccorso al povero, l’ascolto attento e con tutti gli altri strumenti che Dio ci ha dato per poter consolare? 
Il primo passo è quello di trasformare la compassione in preghiera, perché Dio abbia cura di chi soffre e poi di passare dal vedere all’agire.

lunedì 12 settembre 2022

Messaggio del 08.09.2022 da Angela

Questa sera la Vergine Maria si è presentata tutta vestita di bianco. Anche il manto che la avvolgeva era bianco, sottile e molto ampio. Lo stesso manto le copriva anche il capo. Sul capo una corona di dodici stelle splendenti. La Vergine Maria era circondata da tanti angeli, piccoli e grandi che cantavano una dolce melodia.
Mamma aveva le braccia aperte in segno di accoglienza, nella mano destra una lunga corona del santo rosario, bianca come di luce che le arrivava quasi fin giù ai piedi. Nella mano sinistra un libro aperto, il vento muoveva le pagine che giravano velocemente.
La Vergine Maria, aveva i piedi scalzi che poggiavano sul mondo, il mondo era avvolto da una grande nube grigia.
Il volto di mamma era triste, ma un gran sorriso nascondeva il suo dolore, la sua preoccupazione. (Proprio come fa una mamma con i suoi figli).

Sia lodato Gesù Cristo 

Cari figli, grazie per essere qui. Grazie per aver accolto e risposto a questa mia chiamata.
Figli, anche questa sera vi invito alla preghiera, preghiera fatta con il cuore.
Figli, se sono qui è per l'immensa misericordia di Dio, che desidera che voi vi convertite e che vi salvate tutti.
Figli, il mio cuore è straziato dal dolore, a vedere tanto male e tanta sofferenza. Il principe di questo mondo, vuole distruggere tutto ciò che è bene, offuscando i vostri pensieri e allontanandovi dall'unico vero bene, mio Figlio Gesù.
Figli amatissimi, questo è il momento di decidervi, non potete continuare a dire di amare Dio e continuare a fare del male.
Figlia, nel mondo c'è tanto male e tanta sofferenza. Pregate figli, pregate.

Poi la mamma mi ha mostrato numerose scene di guerra e di violenza. Poi mi ha fatto vedere la Chiesa di Roma, San Pietro.

Figli, pregate molto per la mia amata chiesa, pregate per il Santo Padre e per tutti i miei figli prescelti e prediletti. Pregate figli, non giudicate, il giudizio non spetta a voi, ma solo a Dio, unico e vero giudice.
Pregate molto per le sorti di questo mondo.

La mamma poi mi ha chiesto di pregare con lei, abbiamo pregato a lungo.
Infine ha benedetto tutti. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

SANTISSIMO NOME DI MARIA – memoria facoltativa

Lc 7,1-10
 
In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.
Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga».
Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

Dalle «Omelie in lode della Vergine Madre» di san Bernardo, abate

   «E il nome della Vergine era Maria» (Lc 1, 27), dice l’Evangelista. Facciamo qualche riflessione anche su questo nome, che significa, a quanto dicono, «stella del mare», e che conviene sommamente alla Vergine Madre. Ella infatti viene paragonata con molta ragione a una stella: come questa emette il suo raggio senza corrompersi, così la Vergine partorisce il Figlio senza subire lesione. Il raggio non diminuisce lo splendore della stella, né il Figlio l’integrità della Vergine. Ella è dunque quella nobile stella usci- ta da Giacobbe (cfr. Nm 24, 17), il cui raggio illumina l’universo intero, il cui splendore rifulge nei cieli, penetra negli inferi, percorre le terre e, riscaldando più le menti che i corpi, favorisce lo sbocciare delle virtù e brucia i vizi. Sì, è lei quella fulgida e singolare stella che doveva innalzarsi sopra questo mare spazioso e vasto (cfr. Sal 103, 25), brillante per i suoi meriti, luminosa con i suoi esempi.
   O tu che, nelle fluttuazioni di questo mondo, ti accorgi di essere sbattuto dalle burrasche e dalle tempeste piuttosto che di camminare sulla terra fema, non distogliere gli occhi dallo splendore di questa stella, se non vuoi essere sommerso dalle tempeste! Se si levano i venti delle tentazioni, se ti imbatti negli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria. Se sei sballottato dalle onde della superbia, dell’ambizione, della calunnia, della gelosia, guarda la stella, invoca Maria. Se l’ira o l’amore al denaro o i piaceri illeciti della carne scuotono la navicella del tuo cuore, guarda a Maria. Se, sconvolto dall’enormità dei tuoi peccati, turbato dalla sporcizia della tua coscienza, atterrito dalla paura del giudizio, cominci a precipitare nel baratro della tristezza, nell’abisso della disperazione, pensa a Maria.
   Nei pericoli, nelle angosce, nei dubbi, pensa a Maria, invoca Maria. Che ella non si allontani mai dalla tua bocca, non si allontani mai dal tuo cuore, e, per ottenere il soccorso della sua preghiera, segui l’esempio della sua vita. Seguendo lei non devierai, pregando lei non ti scoraggerai, pensando a lei non sbaglierai; se lei ti tiene per mano non cadi, se lei ti protegge non temi, se lei ti fa da guida non ti affatichi, se lei ti è favorevole arrivi al porto. Così in te stesso sperimenterai quanto è giusta questa parola: «E il nome della Vergine era Maria».

sabato 10 settembre 2022

Sabato della XXIII settimana del Tempo Ordinario

Lc 6,43-49

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo.
L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.
Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?
Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.
Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande».

Dai «Discorsi» di sant'Atanasio, vescovo
     
   Dio, Verbo del sommo Padre, non abbandonò la natura degli uomini che andava alla deriva, ma con l'offerta del proprio corpo annientò la morte, in cui era incappata, fugò l'ignoranza con  il suo ammaestramento, e rinnovò tutte le cose con la sua forza e la sua potenza. Chiunque potrà trovare conferma di tutto ciò nell'autorità di quei conoscitori di Dio che sono i discepoli del Salvatore. Hanno infatti lasciato scritto: L'amore di Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti perché noi non viviamo più per noi stessi, ma per chi è morto per noi ed è risorto dai morti, per il Signore nostro Gesù Cristo (cfr. 2 Cor 5, 14-15). E ancora: «Colui che fu fatto di poco inferiore agli angeli, Gesù, noi lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio esperimentasse la morte a vantaggio di tutti» (Eb 2, 9). Poi il medesimo testo chiarisce perché non altri che il Verbo di Dio dovesse farsi uomo, osservando che «era ben giusto che colui per il quale e dal quale sono tutte le cose, volendo portare molti figli alla gloria, rendesse perfetto mediante la sofferenza il capo che guida alla salvezza» (Eb 2, 10). E con queste parole mostra che gli uomini dovevano essere liberati da tutte le forze corrompitrici del mondo non da altri che dal Verbo di Dio, dal quale all'inizio erano stati creati.
     Che poi il Verbo stesso abbia preso corpo per farsi vittima per corpi simili al suo, lo manifestano anche queste parole: «Poiché, dunque, i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch'egli ne è divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza, mediante la morte, colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, sono tenuti in schiavitù per tutta la vita» (Eb 2, 14-15). Appunto immolando il proprio corpo pose fine alla legge promossa contro di noi e con la speranza della risurrezione diede inizio alla nostra vita.
     La morte aveva ricevuto forza dagli uomini contro gli uomini. Ma il Verbo di Dio venuto fra gli uomini annullò la morte e rinnovò la vita. Lo dice un uomo ricolmo di Cristo: «Poiché infatti a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dai morti. E come tutti muoiono in Adamo così anche tutti riceveranno la vita in Cristo» (1 Cor 15, 21-22). Non moriamo come destinati alla condanna, ma come destinati ad essere svegliati dai morti. Noi aspettiamo la risurrezione universale, che sarà operata, a suo tempo, da Dio autore e benefattore dell'uomo.

venerdì 9 settembre 2022

Venerdì della XXIII settimana del Tempo Ordinario

Lc 6,39-42

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

Quando vogliamo correggere qualcuno, non dobbiamo farlo perché ci dà fastidio qualche sua azione o perché riteniamo sbagliato il suo atteggiamento, ma cercando il bene di quella persona. Occorre quindi uno sguardo spirituale ben allenato, frutto di un lavoro personale, di chi è capace di guardare prima dentro se stesso per rimuovere la propria trave. 
Non è però un lavoro mentale, ma spirituale, nel senso che è compiuto dallo Spirito Santo dentro di noi. Dobbiamo lasciare che sia lo Spirito a farci vedere le nostre mancanze ed a purificarci dal male.
Proprio per questo, quando qualcuno sbaglia, la prima azione da compiere non è il rimprovero ma la preghiera per quella persona. Poi dobbiamo domandare al Signore che ci permetta di vedere chiaramente e senza pregiudizi. Solo dopo aver fatto questo possiamo parlare. Altrimenti l’impulsività, la vanagloria, il giudizio e la superbia, prendono in noi il posto dell’azione dello Spirito di Dio.

giovedì 8 settembre 2022

NATIVITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA – festa

Mt 1,18-23

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa Dio con noi.

Dai «Discorsi» di sant'Andrea di Creta, vescovo
 
     «Il termine della legge è Cristo» (Rm 10, 4). Si degni egli di innalzarci verso lo spirito ancora più di quanto ci libera dalla lettera della legge.
     In lui si trova tutta la perfezione della legge perché lo stesso legislatore, dopo aver portato a termine ogni cosa, trasformò la lettera in spirito, ricapitolando tutto in se stesso. La legge fu vivificata dalla grazia e fu posta al suo servizio in una composizione armonica e feconda. Ognuna delle due conservò le sue caratteristiche senza alterazioni e confusioni. Tuttavia la legge, che prima costituiva un onere gravoso e una tirannia, diventò, per opera di Dio, peso leggero e fonte di libertà.
     In questo modo non siamo più «schiavi degli elementi del mondo» (Gal 4, 3), come dice l'Apostolo, né siamo più oppressi dal giogo della legge, né prigionieri della sua lettera morta.
     Il mistero del Dio che diventa uomo, la divinizzazione dell'uomo assunto dal Verbo, rappresentano la somma dei beni che Cristo ci ha donati, la rivelazione del piano divino e la sconfitta di ogni presuntuosa autosufficienza umana. La venuta di Dio fra gli uomini, come luce splendente e realtà divina chiara e visibile, è il dono grande e meraviglioso della salvezza che ci venne elargito.
     La celebrazione odierna onora la natività della Madre di Dio. Però il vero significato e il fine di questo evento è l'incarnazione del Verbo. Infatti Maria nasce, viene allattata e cresciuta per essere la Madre del Re dei secoli, di Dio.
     La beata Vergine Maria ci fa godere di un duplice beneficio: ci innalza alla conoscenza della verità, e ci libera dal dominio della lettera, esonerandoci dal suo servizio. In che modo e a quale condizione? L'ombra della notte si ritira all'appressarsi della luce del giorno, e la grazia ci reca la libertà in luogo della schiavitù della legge. La presente festa è come una pietra di confine fra il Nuovo e l'Antico Testamento. Mostra come ai simboli e alle figure succeda la verità, e come alla prima alleanza succeda la nuova. Tutta la creazione dunque canti di gioia, esulti e partecipi alla letizia di questo giorno. Angeli e uomini si uniscano insieme per prender parte all'odierna liturgia. Insieme la festeggino coloro che vivono sulla terra e quelli che si trovano nei cieli. Questo infatti è il giorno in cui il Creatore dell'universo ha costruito il suo tempio, oggi il giorno in cui, per un progetto stupendo, la creatura diventa la dimora prescelta del Creatore.

mercoledì 7 settembre 2022

Mercoledì della XXIII settimana del Tempo Ordinario

Lc 6,20-26
 
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

Dai «Discorsi» di san Bernardo, abate

     Entriamo nella fortezza fondata su Cristo, pietra solidissima che non vacilla mai. Sforziamoci con tutto l'impegno di rimanere in essa. Si verificherà allora su di noi il detto: «Egli ha stabilito i miei piedi sulla roccia, ha reso sicuri i miei passi» (Sal 39, 3). Così, bene fondati e resi sicuri, diamoci ormai alla contemplazione per considerare cosa voglia il Signore da noi, cosa gli piaccia e cosa torni gradito ai suoi occhi. Sappiamo che «tutti quanti manchiamo in molte cose» (Gc 3, 2) e che il nostro sforzo malauguratamente si dirige contro il suo santo volere, invece di unirsi e aderire ad esso. Umiliamoci perciò sotto la mano potente del Dio altissimo e cerchiamo in ogni modo di riconoscerci come realmente siamo agli occhi della sua misericordia, dicendo: «Guariscimi, o Signore, e sarò guarito, salvami e io sarò salvo» (Ger 17, 14). Possiamo fare anche quest'altra preghiera: «Pietà di me, Signore; risanami, contro di te ho peccato» (Sal 40, 5).
     Quando l'occhio del cuore si è schiarito alla luce di questa preghiera, rigettiamo l'amarezza che vuole entrare nel nostro spirito, e apriamoci piuttosto alla grande gioia che sta nel riposare sullo Spirito di Dio. Più che la volontà di Dio, qual è in noi, contempliamo la volontà di Dio in se stessa. Infatti «nella volontà di Dio si trova la vita» (Sal 29, 6 volg.). Ciò che combacia con la sua volontà è senza dubbio per noi più utile e più rispondente alle nostre esigenze.
     Conserviamo con sollecitudine la vita dell'anima e, con una medesima premura, asteniamoci dal seguire vie che non si concilino con essa. Quando ormai abbiamo fatto qualche progresso nella via spirituale sotto la guida dello Spirito Santo, che scruta anche le profondità di Dio, usciamo da noi ed entriamo in lui che è tanto buono. Preghiamo con il profeta per conoscere la sua volontà, e visitiamo non più il nostro cuore, ma il suo tempio dicendo: «In me si abbatte l'anima mia, perciò di te mi ricordo» (Sal 41, 7).
     Dobbiamo guardare noi stessi e dolerci dei nostri peccati in ordine alla salvezza. Ma dobbiamo anche guardare Dio, respirare in lui per avere la gioia e la consolazione dello Spirito Santo. Da una parte ci verrà il timore e l'umiltà, dall'altra la speranza e l'amore.

martedì 6 settembre 2022

Martedì della XXIII settimana del Tempo Ordinario

Lc 6,12-19
 
In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

Gesù passa tutta la notte a pregare sul monte, ritirato, in disparte. C’è bisogno di prendere esempio da Lui, soprattutto quando si vuole scegliere qualcuno che condivida la propria missione, che possa non solo essere discepolo, ma anche annunciatore del Signore. La scelta non ricade su persone perfette, ma su coloro in cui Dio ha già posto i doni necessari alla missione. Per questo occorre un attento discernimento. 
Quando invitiamo qualcuno a partecipare ad un incontro di preghiera, a un’attività che abbia la spiritualità al centro, preghiamo per questa persona? 
Siamo consapevoli che coloro che incontriamo, e che qualche volta ci vengono affidati, sono messi sul nostro cammino dal Signore?
Gesù ha pregato per i discepoli, per gli apostoli, per ognuno di noi. Non risparmiamoci la “fatica” della preghiera di affidamento e intercessione.

domenica 4 settembre 2022

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Lc 14,25-33
 
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Nel Vangelo di oggi abbiamo tre indicazioni particolari per poter essere discepoli che seguono il Signore, e non una folla indistinta.
Innanzitutto bisogna amare Lui più di ogni altro affetto, non con disprezzo verso gli altri, ma amando loro a causa Sua. Se ameremo il Signore, senza anteporre nulla a Lui, allora potremo relazionarci a tutti coloro che abbiamo attorno in modo sano e amandoli come Dio li ama.
In secondo luogo, veniamo invitati a portare la nostra croce, cioè ad accettare la volontà di Dio nella nostra vita. Gesù accetta la Sua missione anche quando c’è un calice da bere e bisogna pagare con la propria vita. Non possiamo portare la croce di Cristo, ma imitarlo nel portare la nostra.
La terza indicazione è quella del pericolo delle ricchezze: se vengono perseguite come un fine da raggiungere e non come uno strumento da utilizzare, non possiamo amare e quindi seguire Gesù.
Impegniamoci a seguire il Signore come Lui vuole, con impegno quotidiano e costante.

sabato 3 settembre 2022

SAN GREGORIO MAGNO, PAPA E DOTTORE DELLA CHIESA - MEMORIA

Lc 6,1-5

Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani.
Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?».
Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?».
E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

Ci sono volte in cui rischiamo di essere come i farisei, legalisti che non badano al bene della persona. Ogni legge che viene da Dio ha infatti come fine ultimo il bene e la salvaguardia della dignità della persona.
Ciò non significa che possiamo fare ogni cosa come se non ci fosse legge, ma che bisogna trovare il modo giusto per poter applicare ogni regola, senza venire meno al bene di chi ci sta davanti, ed anche non facendo mancare la funzione educativa.
Gesù, con la risposta che dà, educa non solo i discepoli ma anche i farisei. È da Lui che dipende la Legge, non da categorie di uomini.
Se viviamo la carità verso gli ultimi, attenti alle vere necessità dei poveri, allora imitiamo Gesù.

venerdì 2 settembre 2022

Venerdì della XXII settimana del Tempo Ordinario

Lc 5,33-39
 
In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».
Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».

Dal «Discorso sulle beatitudini» di san Leone Magno, papa
 
     Il valore dell'umiltà lo acquistano più facilmente i poveri che i ricchi. Infatti i poveri nella scarsità dei mezzi hanno per amica la mitezza. I ricchi nell'abbondanza hanno come loro familiare l'arroganza.
     Non si deve negare, tuttavia, che in molti ricchi si trovi quella disposizione a usare della propria abbondanza non per orgogliosa ostentazione, ma per opere di bontà. Essi considerano grande guadagno ciò che elargiscono a sollievo delle miserie e delle sofferenze altrui.
     Questa comunanza di virtuosi propositi si può riscontrare tra gli uomini di tutte le categorie. Molti effettivamente possono essere uguali nelle disposizioni interiori anche se rimangono differenti nella condizione economica. Ma non importa quanto differiscano nel possesso delle sostanze terrene, quando si trovano accomunati nei valori spirituali.
     Beata quella povertà che non cade nel laccio teso dall'amore dei beni temporali, né brama di aumentare le sostanze del mondo, ma desidera ardentemente l'arricchimento dei tesori celesti.
     Un modello di questa povertà magnanima ce l'hanno offerto per primi gli apostoli, dopo il Signore. Essi lasciarono tutte le loro cose senza distinzione e, richiamati dalla voce del divino Maestro, da pescatori di pesci si sono rapidamente cambiati in pescatori di uomini (cfr. Mt 4, 19).
     Essi resero uguali a sé molti, quanti cioè imitarono la loro fede. Era quello il tempo in cui i primi figli della Chiesa erano «un cuor solo e un'anima sola» (At 4, 32). Separatisi da tutto ciò che possedevano, si arricchivano di beni eterni, attraverso una povertà squisitamente religiosa.
     Avevano imparato dalla predicazione apostolica la gioia di non aver nulla e di possedere tutto con Cristo. Per questo san Pietro apostolo, quando all'ingresso del tempio fu richiesto dell'elemosina dallo zoppo, disse: «Non possiedo né argento, né oro, ma quello che ho te lo do. Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina» (At 3, 6).
     Quale cosa vi può essere di più sublime di questa umiltà? Quale cosa più ricca di questa povertà? Non ha la garanzia del denaro, ma conferisce i doni della natura. Quell'uomo che la madre generò infermo dal suo seno, Pietro rese sano con la parola. E colui che non diede l'immagine di Cesare stampata sulla moneta, riformò l'immagine di Cristo nell'uomo. I benefici di questo tesoro non li sperimentò solo colui che acquistò la possibilità di camminare, ma anche quei cinquemila uomini che, dopo le esortazioni dell'Apostolo, credettero in virtù della guarigione miracolosa da lui operata (cfr. At 4, 4).
     Quel povero, che non aveva nulla da dare al questuante, diede tanta copia di grazia divina, che risanò un uomo nei suoi arti e guarì tante migliaia di uomini nei cuori. Restituì agili, sulla via di Cristo, coloro che aveva trovato zoppicare nella infedeltà giudaica.

giovedì 1 settembre 2022

Giovedì della XXII settimana del Tempo Ordinario

Lc 5,1-11
 
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Ci sono esperienze fallimentari che vengono risollevate dalla Parola di Dio, benedette e cambiate in meglio dall’azione della grazia di Dio. Quando accade questo, siamo tentati di vedere gli effetti esteriori (la pesca miracolosa), ma in realtà quelli sono il segno di ciò che è avvenuto dentro. In Pietro e negli altri ci sono  interesse, stupore, gratitudine, che li spingono a seguire il Signore.
Ha senso prendere una parte di ciò che viene offerto, quando sai che Chi ti sta davanti può darti tutto, anzi è Tutto ciò di cui l’uomo ha bisogno?
Non guardiamo ai grandi beni donati, ma a Colui che li dona. Seguiamolo con fiducia.