Mt 11,11-15
In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono.
Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell'Elìa che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!».
Dal racconto, chiamato «Nican Mopohua [Qui si racconta]»
(sec. XVI, Archivio dell’Arcidiocesi di Città del Messico)
Nell’anno 1531, nei primi giorni di dicembre, accadde che un indio povero e gentile, il cui nome, secondo la tradizione, era Juan Diego, abitante a Cuauhtitlán, ma dipendente dai religiosi di Tlatelolco per quanto riguarda la cura spirituale, un sabato, di mattina assai presto, stava recandosi a Tlatelolco per la preghiera e la catechesi. Quando giunse nei pressi del colle chiamato Tepeyac già albeggiava. Udì allora sul colle un canto. Quando il canto s’interruppe e si fece un profondo silenzio, sentì che dalla sommità del colle una voce lo chiamava: «Amatissimo Juan Diego!». Senza esitazione osò salire verso il luogo da cui proveniva la voce.
Appena giunto sulla sommità del colle, vide una signora che stava lì in piedi e lo invitava ad avvicinarsi. Quando fu di fronte a Lei, restò molto colpito dal suo affascinante aspetto: il suo vestito risplendeva come il sole. In quel luogo la Vergine gli dichiarò la sua volontà. Gli disse «Sappi, figlio amatissimo, che io sono Santa Maria, la perfetta sempre Vergine, la Madre del verissimo Dio, dell’Autore della vita, che ha creato ogni cosa e nel quale tutte le cose sussistono, del Signore del cielo e della terra. Intensamente voglio, ardentemente desidero che in questo luogo mi venga edificato un tempio, dove io possa rivelarlo e dargli lode, donare il mio amore, la mia compassione, il mio aiuto, la mia protezione, perché, in verità, io sono la vostra Madre buona: tua, di tutti voi che abitate questa terra e di tutti quegli uomini che mi amano, mi cercano e mi invocano con devozione e fiducia. Qui ascolterò il loro pianto e i loro lamenti. Mi prenderò a cuore tutte le loro pene e porrò rimedio ad ogni loro dolore. E perché si possa realizzare il mio desiderio, recati al palazzo del vescovo a Città del Messico. Gli dirai che io ti mando per rivelargli che voglio che mi sia edificata qui una casa, che mi sia costruito in questa valle un tempio».
Entrato in città, si diresse subito al palazzo del vescovo. Il suo nome era Juan de Zumárraga, dell’ordine di san Francesco. Quando il vescovo ebbe ascoltato Juan Diego, mostrando di non credergli per niente, gli disse: «Figlio mio, torna un’altra volta e ti ascolterò. Rifletterò bene su cosa sia opportuno fare della tua volontà e del tuo desiderio».
Un altro giorno Juan Diego, vide la Regina scendere dal colle da dove lo stava guardando. Ella gli venne incontro presso il colle, lo trattenne e disse: «Ascolta, figlio mio, non temere e non si turbi il tuo cuore e non preoccuparti né dell’infermità di tuo zio, né di qualsiasi altra difficoltà. Non sono forse io qui la tua Madre? Non stai forse sotto la mia ombra e la mia protezione? Non sono forse io la tua fonte di vita e di gioia? Non sei forse nel mio grembo, tra le mie braccia? Cos’altro di più ti è dunque necessario? Niente deve affliggerti e turbarti. Sali – disse – figlio amatissimo, sulla cima del colle, dove mi hai visto e dove ti ho parlato. Lì troverai una grande varietà di fiori. Tagliali e raccoglili, poi scendi e portali alla mia presenza».
Juan Diego scese quindi di corsa e portò alla Regina del Cielo i fiori che aveva raccolto. Quando li vide, ella li prese nelle sue mani venerabili; poi li ripose nel mantello di Juan Diego dicendogli: «Figlio amatissimo, questi fiori costituiscono il segno che tu devi portare al vescovo. Tu sei mio fedele messaggero, a te affido questo compito. Ti comando con molto rigore di aprire il tuo mantello unicamente alla presenza del vescovo, solo a lui mostrerai ciò che porti. Gli racconterai che ti ho ordinato di salire sulla sommità del colle per tagliare fiori e gli riferirai tutto ciò che hai visto e ammirato, affinché creda e si decida ad edificare il tempio che desidero».
Appena la Regina del Cielo ebbe finito di parlare, Juan Diego si mise di nuovo in cammino sulla strada che porta a Città del Messico. Procedeva contento perché era sicuro che questa volta ogni cosa sarebbe andata bene. Giunto alla presenza del vescovo si prostrò e raccontò quanto aveva visto e il motivo per il quale era stato inviato a lui. Gli disse: «Signore, ho eseguito quanto mi hai ordinato. Sono andato a dire alla mia Signora, Regina del Cielo, Santa Maria Madre di Dio, che chiedevi un segno per potermi credere e dare il via alla costruzione del tempio nel luogo indicato dalla Vergine stessa. E le ho detto anche che ti avevo dato la mia parola di venirti a portare un qualche segno della sua volontà. Ella ha accolto benevolmente il tuo desiderio e la tua richiesta, purché sia rispettata e realizzata anche la sua volontà. Ed oggi, di buon mattino, mi ha nuovamente inviato presso di te».
Accorse allora l’intera città: tutti vedevano la venerabile immagine, si meravigliavano, l’ammiravano come opera divina, pregavano. Quel giorno lo zio di Juan Diego disse infine che la celeste Signora gli aveva fatto conoscere il titolo con cui la venerata Immagine avrebbe dovuto essere invocata: «Santa Maria sempre Vergine di Guadalupe».