domenica 31 luglio 2022

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Lc 12,13-21
 
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

Il Vangelo di oggi si apre con una contesa da risolvere, che viene presentata a Gesù. Due fratelli non sono capaci di accordarsi tra loro a motivo dell’eredità.
Quante volte capita una situazione del genere, in cui c’è mancanza di dialogo e gli interessi terreni prevalgono sul comandamento dell’amore! Chi si lega ai beni di questo mondo e vive per essi, a ragione o a torto in una controversia legale, perde di vista il fine più alto della sua vita, cioè il regno di Dio che lo attende.
Ogni dono che riceviamo, a partire dai beni concreti e materiali, va condiviso con i poveri e gli ultimi, perché non ci è dato per accumulare per noi stessi.
L’uomo della parabola vede davanti a sé una vita in pace e senza fatica, perché ha beni per molti anni. Ma quali relazioni ha costruito? Non si parla di una famiglia né di amici o parenti. Sembra proprio di assistere alla solitudine senza alcun legame sano, che accompagna anche oggi tanga gente che vive solo per se stessa.
Arricchisce davanti a Dio chi vive il comandamento dell’amore e condivide ciò che ha. Chi vive così si sente amato da Dio e non ha paura del Suo giudizio.

sabato 30 luglio 2022

Messaggio del 26.07.2022 da Simona

Ho visto Mamma, era tutta vestita di bianco, sul capo un sottile velo bianco che le faceva anche da manto e la corona di dodici stelle. Mamma aveva le braccia aperte in segno di accoglienza e nella mano destra una lunga corona del santo rosario. Mamma aveva i piedi scalzi che poggiavano sul mondo.


Sia lodato Gesù Cristo 


Cari figli miei, vedervi qui in questo giorno a me caro mi riempie il cuore di gioia. Figli miei siate luce che illumina il cammino, siate sale che da sapore, siate lampade d’amore che bruciano per il Signore. Figli miei vi amo, io sono la madre dell’umanità, la madre di ciascuno di voi, madre dei cristiani, apritemi i vostri cuori e lasciatemi entrare a far parte della vostra vita ed io dolcemente vi condurrò a Gesù. Figli miei, vi amo e vi chiedo di restarmi accanto di non allontanarvi dal mio cuore Immacolato. Figli miei vi copro con il mio manto e vi custodisco, ma se vi allontanate da me ciò non mi sarà più possibile. Figli miei vivete una vera vita da cristiani, sulle orme di mio Figlio, vivete i sacramenti, pregate figli pregate. Vi amo figli miei, vi amo.

Adesso vi do la mia santa benedizione.

Grazie per essere accorsi a me.

Sabato della XVII settimana del Tempo Ordinario

Mt 14,1-12
 
In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!».
Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta.
Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista».
Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre.
I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.

Il vero profeta è un personaggio scomodo, perché annuncia la verità di Cristo e mette in luce il male che non bisogna compiere. Così è per Geremia nella prima lettura e cosi per Giovanni Battista nel Vangelo. Chi non vuole convertirsi cerca ogni mezzo per mettere da parte o uccidere chiunque vada a toccare la sua coscienza. 
Prendiamo esempio dall’integrità della vita di San Giovanni Battista, che predica la conversione e la rende visibile nella sua vita, fino a pagare per la Parola che annuncia.
Non agiamo come Erode, che non si impegna a lottare contro il male, o come Erodiade, che mette a tacere la verità che ben conosce.

venerdì 29 luglio 2022

Messaggio del 26.07.2022 da Angela

Questo pomeriggio la mamma si è presentata tutta vestita di bianco, anche il manto che la avvolgeva era bianco, ampio e le copriva anche il capo. Sul capo una corona di dodici stelle, mamma aveva le mani giunte in preghiera, tra le mani una lunga corona del santo rosario, bianca come di luce che le arrivava quasi fin giù ai piedi.
I piedi erano scalzi e poggiavano sul mondo. Sul mondo si intravedevano scene di guerre e di violenze. Mamma pian piano ha fatto scivolare una parte del suo manto e ha coperto il mondo.

Sia lodato Gesù Cristo 

Cari figli, grazie per essere qui nel mio bosco benedetto, grazie per aver accolto e risposto a questa mia chiamata.
Figli amatissimi, se sono qui in mezzo a voi è per l'immensa misericordia di Dio.
Figli miei, questo pomeriggio sono qui per donarvi la pace, la pace del cuore. Vi prego figli, apritemi i vostri cuori e fatemi entrare.
Figli miei, tempi duri vi attendono, tempi di prova e di dolore, ma voi non spaventatevi. Se vi dico queste cose è per prepararvi, non per farvi spaventare. Il principe di questo mondo sta diventando sempre più forte, traendo molti in inganno. Vi prego figli, non fatevi offuscare la mente dalle false bellezze di questo mondo, esse sono passeggere.
Figli miei amatissimi, per grazia sono qui, per l'immensa grazia del Padre, mi manifesto in varie parti del mondo per preparare il mio piccolo esercito terreno.
Figli amatissimi, anche quest'oggi vi invito a pregare per la mia amata Chiesa. Pregate per essa, pregate affinchè non si perda il vero Magistero.

A questo punto, la mamma mi ha chiesto di pregare insieme a lei. Ho pregato per i presenti e per la Chiesa.
Poi la mamma ha ripreso a parlare.

Figli amatissimi, vi prego di continuare a formare Cenacoli di preghiera. Pregate figli.

Poi la mamma ha steso le sue braccia e ha benedetto tutti. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

SANTI MARTA, MARIA E LAZZARO - MEMORIA

Gv 11,19-27

In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.
Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà».
Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno».
Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

Dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo  
 
   Le parole di nostro Signore Gesù Cristo ci vogliono ricordare che esiste un unico traguardo al quale tendiamo, quando ci affatichiamo nelle svariate occupazioni di questo mondo. Vi tendiamo mentre siamo pellegrini e non ancora stabili; in cammino e non ancora nella patria; nel desiderio e non ancora nell’appagamento. Ma dobbiamo tendervi senza svogliatezza e senza intermissione, per poter giungere finalmente un giorno alla meta. Marta e Maria erano due sorelle, non solo sul piano della natura, ma anche in quello della religione; tutte e due onoravano Dio, tutte e due servivano il Signore presente nella carne in perfetta armonia di sentimenti. Marta lo accolse come si sogliono accogliere i pellegrini, e tuttavia accolse il Signore come serva, il Salvatore come inferma, il Creatore come creatura; lo accolse per nutrirlo nel suo corpo mentre lei doveva nutrirsi con lo Spirito. Il Signore infatti volle prendere la forma dello schiavo ed essere nutrito in questa forma dai servi, per degnazione non per condizione. Infatti anche questa fu una degnazione, cioè offrirsi per essere nutrito: aveva un corpo in cui sentiva fame e sete.
   Così dunque il Signore fu accolto come ospite, egli che «venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio» (Gv 1, 11-12). Ha adottato dei servi e li ha resi fratelli, ha riscattato dei prigionieri e li ha costituiti coeredi. Tuttavia nessuno di voi osi esclamare: «Felici coloro che hanno meritato di ricevere Cristo in casa propria!». Non rammaricarti, non recriminare perché sei nato in un tempo in cui non puoi vedere il Signore nella carne. Egli non ti ha privato di questo onore, perché ha assicurato: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25, 40).
   Del resto tu, Marta, sia detto con tua buona pace, tu, già benedetta per il tuo encomiabile servizio, come ricompensa domandi il riposo. Ora sei immersa in molteplici faccende, vuoi ristorare dei corpi mortali, sia pure di persone sante. Ma dimmi: Quando sarai giunta a quella patria, troverai il pellegrino da accogliere come ospite? Troverai l’affamato cui spezzare il pane? L’assetato al quale porgere da bere? L’ammalato da visitare? Il litigioso da ricondurre alla pace? Il morto da seppellire?
   Lassù non vi sarà posto per tutto questo. E allora che cosa vi sarà? Ciò che ha scelto Maria: là saremo nutriti, non nutriremo. Perciò sarà completo e perfetto ciò che qui Maria ha scelto: da quella ricca mensa raccoglieva le briciole della parola del Signore. E volete proprio sapere quello che vi sarà lassù? Il Signore stesso afferma dei suoi servi: «In verità vi dico, li farà mettere a tavola e passerà a servirli» (Lc 12, 37).

giovedì 28 luglio 2022

Giovedì della XVII settimana del Tempo Ordinario

Mt 13,47-53
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Terminate queste parabole, Gesù partì di là.

Oggi ascoltiamo ancora il capitolo 13 del Vangelo di Matteo e il regno dei cieli viene spiegato secondo la prospettiva del giudizio.
Solo alla fine dei tempi ci sarà la separazione dei buoni dai cattivi, ad opera divina e non umana, ma fino ad allora c’è una convivenza di bene e male. L’uomo non è in grado di compiere questo giudizio e non gli spetta farlo, deve invece pazientare ed attendere che sia Dio a mettere ordine in modo chiaro e definitivo. Tutto ciò non è però una ricerca di condanna o vendetta verso qualcuno, voluta dai buoni contro i cattivi, bensì un attesa della ricompensa data da Dio.
Questa attesa è tipica del discepolo che avanza nella sapienza data da Dio e non ragiona più secondo parametri umani.

Come ci poniamo noi davanti al male? Cerchiamo il regno di Dio e vogliamo che venga la sua realizzazione piena, per mano di Dio, o abbiamo paura del giudizio?

mercoledì 27 luglio 2022

Mercoledì della XVII settimana del Tempo ordinario

Mt 13,44-46
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. 
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».

Il regno dei cieli può essere spiegato solo con similitudini, perché è una realtà che sfugge alla nostra comprensione. Esso è prezioso più di ogni altro bene terreno, tanto che non è paragonabile a ciò che ci permette di vivere nel quotidiano ma è un investimento (la perla preziosa) ed è come un tesoro nascosto, non visibile a tutti ma concreto e presente.
Per ottenerlo bisogna vendere tutti i propri averi, non solo una parte. 
Chi vuole partecipare a questa realtà non può conservare legami di possesso con altri beni, ma se ne deve liberare.

Quanti attaccamenti abbiamo ai beni terreni? Cosa siamo disposti a fare per entrare nel regno eterno di Dio?

martedì 26 luglio 2022

SANTI GIOACCHINO E ANNA, genitori della beata Vergine Maria – memoria

Mt 13,36-43
 
In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».
Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».

Dai «Discorsi» di san Giovanni Damasceno, vescovo

   Poiché doveva avvenire che la Vergine Madre di Dio nascesse da Anna, la natura non osò precedere il germe della grazia; ma rimase senza il proprio frutto perché la grazia producesse il suo. Doveva nascere infatti quella primogenita dalla quale sarebbe nato il primogenito di ogni creatura «nel quale tutte le cose sussistono» (Col 1, 17). O felice coppia, Gioacchino ed Anna! A voi è debitrice ogni creatura, perché per voi la creatura ha offerto al Creatore il dono più gradito, ossia quella casta madre, che sola era degna del creatore.
   Rallégrati Anna, «sterile che non hai partorito, prorompi in grida di giubilo e di gioia, tu che non hai provato i dolori» (Is 54, 1). Esulta, o Gioacchino, poiché dalla tua figlia è nato per noi un bimbo, ci è stato dato un figlio, e il suo nome sarà Angelo di grande consiglio, di salvezza per tutto il mondo, Dio forte (cfr. Is 9, 6). Questo bambino è Dio.
   O Gioacchino ed Anna, coppia beata, veramente senza macchia! Dal frutto del vostro seno voi siete conosciuti, come una volta disse il Signore: «Li conoscerete dai loro frutti» (Mt 7, 16). Voi informaste la condotta della vostra vita in modo gradito a Dio e degno di colei che da voi nacque. Infatti nella vostra casta e santa convivenza avete dato la vita a quella perla di verginità che fu vergine prima del parto, nel parto e dopo il parto. Quella, dico, che sola doveva conservare sempre la verginità e della mente e dell’anima e del corpo.
   O Gioacchino ed Anna, coppia castissima! Voi, conservando la castità prescritta dalla legge naturale, avete conseguito, per divina virtù, ciò che supera la natura: avete donato al mondo la madre di Dio che non conobbe uomo. Voi, conducendo una vita pia e santa nella condizione umana, avete dato alla luce una figlia più grande degli angeli ed ora regina degli angeli stessi.
   O vergine bellissima e dolcissima! O figlia di Adamo e Madre di Dio. Beato il seno, che ti ha dato la vita! Beate le braccia che ti strinsero e le labbra che ti impressero casti baci, quelle dei tuoi soli genitori, cosicché tu conservassi in tutto la verginità! «Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia» (Sal 97, 4). Alzate la vostra voce, gridate, non temete.

lunedì 25 luglio 2022

SAN GIACOMO, APOSTOLO – Festa

Mt 20,20-28
 
In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di' che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Dalle «Omelie sul vangelo di Matteo» di san Giovanni Crisostomo, vescovo
 
   I figli di Zebedeo chiedono al Cristo: «Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra» (Mc 10, 37). Cosa risponde il Signore? Per far loro comprendere che nella domanda avanzata non vi è nulla di spirituale e che, se sapessero ciò che chiedono, non lo domanderebbero, risponde: «Non sapete ciò che domandate», cioè non ne conoscete il valore, la grandezza e la dignità, superiori alle stesse potenze celesti. E aggiunge: «Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?» (Mc 10, 38). Voi, sembra dir loro, mi parlate di onori e di dignità; io vi parlo, invece, di lotte e di sudori. Non è questo il tempo dei premi, né la mia gloria si manifesta ora. Il presente è tempo di morte violenta, di guerre e di pericoli.
   Osservate quindi come, rispondendo loro con un’altra domanda, li esorti e li attragga. Non chiede se sono capaci di morire, di versare il loro sangue, ma domanda: «Potete voi bere il calice» e per animarli aggiunge «che io devo bere?», in modo da renderli, con la partecipazione alle sue sofferenze, più coraggiosi. Chiama la sua passione «battesimo» per far capire che tutto il mondo ne avrebbe ricevuto una grande purificazione. I due discepoli rispondono: «Possiamo!». Promettono immediatamente, senza sapere ciò che chiedono, con la speranza che la loro richiesta sia soddisfatta. E Gesù risponde: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete» (Mc 10, 39). Preannunzia loro grandi beni: Voi, cioè, sarete degni di subire il martirio e soffrirete con me; finirete la vita con una morte eroica e parteciperete a questi miei dolori. «Ma sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato» (Mc 10, 40).
   Dopo aver preparato l’animo dei due discepoli e dopo averli fortificati contro il dolore, allora corregge la loro richiesta.
   «Gli altri dieci si sdegnarono con i due fratelli» (Mt 20, 24). Notate come tutti gli apostoli siano ancora imperfetti, sia i due che vogliono innalzarsi sopra i dieci, sia gli altri che hanno invidia di loro. Ma, come ho già detto, osservateli più tardi, e li vedrete esenti da tutte queste miserie. Giovanni stesso, che ora si fa avanti anche lui per ambizione, cederà in ogni circostanza il primato a Pietro, sia nella predicazione, sia nel compiere miracoli, come appare dagli Atti degli Apostoli. Giacomo, invece, non visse molto tempo dopo questi avvenimenti. Dopo la Pentecoste infatti sarà tale il suo fervore che, lasciato da parte ogni interesse terreno, perverrà ad una virtù così elevata da essere ritenuto maturo di ricevere subito il martirio.

domenica 24 luglio 2022

XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Lc 11,1-13

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
"Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione"».
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Il desiderio della preghiera nasce dall’imitazione di Gesu. I discepoli hanno visto che Lui prega, ma sicuramente avevano visto anche altri pregare. Gesù prega come Figlio che si relaziona al Padre, in modo diverso da chiunque altro. È questo che attrae i discepoli, che vogliono imparare da Lui.
Imparare a pregare richiede umiltà, con la consapevolezza di non saperlo già fare, e perseveranza, con la volontà di non fermarsi.
Inoltre dobbiamo imparare a guardare al Padre, a rivolgerci a Lui, ringraziandolo, facendo nostra la Sua volontà, accettando da Lui il “pane quotidiano” che vorrà donarci.
Siamo disponibili ad imparare dal Signore ed a far sì che la nostra vita divenga una relazione continua e fedele con il Padre?

sabato 23 luglio 2022

SANTA BRIGIDA, religiosa, patrona d'Europa – Festa

Gv 15,1-8

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Rimanere nel Signore, dimorare nel Suo amore, non è cosa facile, soprattutto per la lotta interiore che mette a confronto la scelta di Dio con il nostro io. La tentazione di voler agire in modo autonomo da Cristo, come quella di attribuire a se stessi i frutti della Sua Grazia, ci impediscono di essere tralci in cui scorre la linfa vitale della vera Vite.
Santa Brigida è rimasta unita al Signore, contemplando la Sua Passione e dandosi da fare nelle opere di carità. Lei ha lodato costantemente Colui dal quale viene ogni bene, con la consapevolezza di aver ricevuto tutto da Lui.
Impegniamoci anche noi nella contemplazione della Passione e nella vita di carità.

venerdì 22 luglio 2022

SANTA MARIA MADDALENA – Festa

Gv 20,1-2.11-18

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
Maria stava all'esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l'hanno posto».
Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove l'hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: "Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro"».
Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

Dalle «Omelie sui vangeli» di san Gregorio Magno, papa  

   Maria Maddalena, venuta al sepolcro, e non trovandovi il corpo del Signore, pensò che fosse stato portato via e riferì la cosa ai discepoli. Essi vennero a vedere, e si persuasero che le cose stavano proprio come la donna aveva detto. Di loro si afferma subito: «I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa»; poi si soggiunge: «Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva» (Gv 20, 10-11).
   In questo fatto dobbiamo considerare quanta forza d’amore aveva invaso l’anima di questa donna, che non si staccava dal sepolcro del Signore, anche dopo che i discepoli se ne erano allontanati. Cercava colui che non aveva trovato, piangeva in questa ricerca e, accesa di vivo amore per lui, ardeva di desiderio, pensando che fosse stato trafugato.
   Accadde perciò che poté vederlo essa sola che era rimasta per cercarlo; perché la forza dell’opera buona sta nella perseveranza, come afferma la voce stessa della Verità: «Chi persevererà sino alla fine, sarà salvato» (Mt 10, 22).
   Cercò dunque una prima volta, ma non trovò, perseverò nel cercare, e le fu dato di trovare. Avvenne così che i desideri col protrarsi crescessero, e crescendo raggiungessero l’oggetto delle ricerche. I santi desideri crescono col protrarsi. Se invece nell’attesa si affievoliscono, è segno che non erano veri desideri.
   Ha provato questo ardente amore chiunque è riuscito a giungere alla verità. Così Davide che dice: «L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?» (Sal 41, 3). E la Chiesa dice ancora nel Cantico de Cantici: Io sono ferita d’amore (cfr. Ct 4, 9). E di nuovo dice: L’anima mia è venuta meno (cfr. Ct 5, 6).
   «Donna, perché piangi? Chi cerchi?» (Gv 20, 15). Le viene chiesta la causa del dolore, perché il desiderio cresca, e chiamando per nome colui che cerca, s’infiammi di più nell’amore di lui.
   «Gesù le disse: Maria!» (Gv 20, 16). Dopo che l’ha chiamata con l’appellativo generico del sesso senza essere riconosciuto, la chiama per nome come se volesse dire: Riconosci colui dal quale sei riconosciuta. Io ti conosco non come si conosce una persona qualunque, ma in modo del tutto speciale.
   Maria dunque, chiamata per nome, riconosce il Creatore e subito grida: «Rabbunì», cioè «Maestro»: era lui che ella cercava all’esterno, ed era ancora lui che la guidava interiormente nella ricerca.

giovedì 21 luglio 2022

Giovedì della XVI settimana del Tempo Ordinario

Mt 13,10-17
 
In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?».
Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
“Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!”.
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!».
 
In linea con la prima lettura, il Vangelo ci presenta un popolo che si è allontanato da Dio ed ha scelto di non seguirlo. Quando è avvenuto questo, il linguaggio del Signore è divenuto incomprensibile per loro, ma non per i discepoli. Essi sono l’inizio della Chiesa, frutto della Nuova Alleanza, il Popolo nuovo che torna a Dio e si converte a Lui e, grazie allo Spirito Santo, conosce Dio.
Se vogliamo comprendere ciò che Egli ci chiede, dobbiamo anche noi rimanere nella condizione perenne del discepolo, cioè di colui che ascolta e segue il Signore.
Questo è un lavoro continuo, fedele, instancabile, non sporadico come per una folla che accorre curiosa.

mercoledì 20 luglio 2022

Mercoledì della XVI settimana del Tempo Ordinario

Mt 13,1-9

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c'era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un'altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».

Dal libro della «Imitazione di Cristo»  
 
   Convèrtiti di tutto cuore al Signore, abbandona questo misero mondo, e l’anima tua riposerà, perché il regno di Dio è pace e gioia nello Spirito Santo. Verrà a te Cristo e ti mostrerà la sua consolazione, se però tu gli avrai preparato nell’intimo una degna dimora. Tutta la sua gloria e ogni suo splendore viene dall’interno (cfr. Sal 44, 14) e quivi si compiace. Frequente è la sua visita all’uomo interiore, dolce il suo discorrere, gradita la sua consolazione, molta la sua pace, e la familiarità stupenda assai. Su, anima fedele, apri a questo sposo il tuo cuore, così che abbia a degnarsi di venire a te e abitare in te. Dice infatti così: «Se uno mi ama, osserva la mia parola, e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23). Da’ luogo a Cristo, dunque.              
   Quando hai Cristo, sei ricco e ti basta. Sarà lui il tuo provveditore e il tuo procuratore in tutto, tanto che non occorrerà più sperare negli uomini.
   Poni tutta la tua fiducia in Dio, e sia lui il tuo timore e il tuo amore. Risponderà lui per te, e farà bene, farà quel che sarà meglio. Non hai qui la tua «città stabile» (Eb 13, 14); e dovunque tu sia, tu sei un estraneo e un pellegrino, né avrai mai riposo fintantoché non ti sarai intimamente unito a Cristo.
   Il tuo pensiero stia sempre presso l’Altissimo e la tua supplica s’innalzi a Cristo senza interruzione. Se non riesci a speculare nelle cose alte e celesti, ripòsati nella passione di Cristo, e fa’ volentieri dimora nelle sacre ferite di lui.
   Sopporta te stesso con Cristo e per Cristo se vuoi regnare con Cristo. Se entrassi una volta perfettamente nella intimità di Gesù e sentissi, sia pure in piccola misura, il sapore del suo amore ardente, allora non ti cureresti più per nulla del tuo comodo o incomodo, ma piuttosto gioiresti degli obbrobri a te fatti, perché l’amore di Gesù fa sì che uno disprezzi se stesso.

martedì 19 luglio 2022

Martedì della XVI settimana del Tempo Ordinario

Mt 12,46-50
 
In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli.
Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti».
Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».

In questo brano del Vangelo di Matteo, per quanto sia breve, ricorre ben 4 volte il verbo “parlare”, attribuito a Gesù, poi ai suoi familiari, infine a chi fa da intermediario.
Questo verbo sembra porsi in netto contrasto con la frase finale pronunciata da Gesù. Bisogna ascoltare l’unico Maestro, per poter fare la volontà di Dio, senza troppe parole, così da diventare familiari del Signore per legami spirituali e non di sangue.
Quante parole inutili diciamo o vogliamo dire? Siamo capaci di cercare e operare la volontà di Dio nel silenzio, come servi della Parola, in ascolto attento?

lunedì 18 luglio 2022

Lunedì della XVI settimana del Tempo Ordinario

Mt 12,38-42

In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno».
Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
Nel giorno del giudizio, quelli di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!».

Dalla «Lettera ai cristiani di Magnesia» di sant’Ignazio
di Antiochia, vescovo e martire  
 
   Nelle persone che vi ho ricordate, ho conosciuto nella fede e ho amato tutta la vostra comunità. E ora ho una raccomandazione da farvi: procurate di compiere ogni azione nella concordia di Dio, sotto la guida del vescovo che tiene il posto di Dio, dei presbiteri che rappresentano il collegio apostolico e dei diaconi a me tanto cari, ai quali è stato affidato il ministero di Gesù Cristo che era prima dei secoli presso il Padre e si è manifestato alla fine dei tempi.
   Poiché partecipate agli stessi sentimenti di Dio, abbiate un grande rispetto reciproco. Nessuno giudichi il prossimo con viste puramente umane, ma amatevi sempre gli uni gli altri in Gesù Cristo. Non vi sia in noi alcun motivo di divisione. Tenetevi uniti al vescovo e a quelli che presiedono, in modo da fornire a tutti un’immagine e una prova della vita immortale nel cielo.
   Il Signore Gesù, che è uno con il Padre, non ha fatto nulla senza il Padre, né da se stesso, né per mezzo degli apostoli. Così anche voi non fate nulla senza il vescovo e i presbiteri. Non cercate di far passare per buono ciò che fate in privato e per conto vostro, ma preferite la forma comunitaria. Una sola sia la preghiera, una l’invocazione, uno lo spirito, una la speranza nella carità, nella gioia santa, che è Cristo, di cui nulla c’è di più prezioso. Correte tutti, come ad un unico tempio di Dio, ad un unico altare, all’unico Gesù Cristo che è uscito dall’unico Padre, rimanendo presso di lui e a lui facendo ritorno.
   Non lasciatevi sedurre da false dottrine, né da vecchie favole che non giovano a nulla. Se viviamo ancora alla maniera dei Giudei, conformandoci alla legge, dimostriamo di non aver ricevuto la grazia, mentre già i profeti, ispirati da Dio, vissero secondo Gesù Cristo.
   Quei santi uomini soffrirono anche persecuzioni, sostenuti dalla sua grazia, per convincere gli increduli che c’è un solo Dio e che egli si sarebbe manifestato per mezzo del Messia, cioè di Gesù Cristo, suo Figlio, che è il suo Verbo uscito dal silenzio. Questi piacque in ogni cosa a colui che l’aveva mandato.
   Quelli che vissero nel vecchio ordine di cose hanno abbracciato la nuova speranza e non osservano più il sabato, ma celebrano il giorno del Signore, nel quale abbiamo cominciato a partecipare alla vita del Cristo e anche alla sua morte, mistero che alcuni negano, e che invece è sorgente della nostra fede e della pazienza con la quale noi soffriamo, per essere trovati discepoli di Gesù Cristo, unico nostro maestro. Se così fanno quelli del vecchio ordine, come potremmo vivere noi senza di lui, quando anche i profeti, suoi discepoli in ispirito, lo aspettavano come maestro? Per questo egli, da essi santamente atteso, venuto che fu, li risuscitò dai morti.

domenica 17 luglio 2022

XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Lc 10,38-42

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Marta sembra essere la sorella maggiore, che attua il sacro dovere dell’ospitalità verso Gesù. Essa è intenta a servire, preparando tutto ciò che occorre, mentre Maria ascolta. Di fatto, la reazione che di lì a poco avrà Marta, nei confronti non solo della sorella ma del Signore stesso, ci dice che però il suo non è un servizio pieno. Lei non è capace di dare piena attenzione a Colui che ha davanti, perché fa tutto per Lui ma non Gli da la dovuta importanza come fa invece Maria.
Quest’ultima ascolta il Signore come farebbe un discepolo, “seduta ai piedi del Signore”, pronta ad imparare da Lui, cosciente che Gesù non è lì per ricevere ma per dare qualcosa che nessuna accoglienza umana può donare. Maria fa un’esperienza molto simile a quella di Abramo (cfr. Prima lettura) mentre Marta viene rimproverata.
Quando vogliamo servire davvero, non dobbiamo perderci nell’attivismo, con il rischio di essere concentrati solo su noi stessi,  cercando gratificazioni nella presunta perfezione con cui pensiamo di agire. Chi non si sa fermare, non è in grado di accogliere chi gli sta davanti. Ecco perché bisogna imparare prima ad ascoltare, poi a servire con animo contemplativo. Chi non prega mai, non dialoga con Dio, non Lo cerca nell’Eucarestia, ma è solo intento a fare, sta servendo solo i propri pensieri ma non accoglie Dio, né accoglie il prossimo come il Signore ci ha insegnato.

sabato 16 luglio 2022

BEATA VERGINE MARIA DEL MONTE CARMELO

Mt 12,14-21
 
In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Ecco il mio servo, che io ho scelto;
il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento.
Porrò il mio spirito sopra di lui
e annuncerà alle nazioni la giustizia.
Non contesterà né griderà
né si udrà nelle piazze la sua voce.
Non spezzerà una canna già incrinata,
non spegnerà una fiamma smorta,
finché non abbia fatto trionfare la giustizia;
nel suo nome spereranno le nazioni».

Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa

   Viene scelta una vergine di discendenza regale della stirpe di Davide, che, destinata ad una sacra maternità, concepì il Figlio, Uomo-Dio, prima nel suo cuore che nel suo corpo. E perché, ignorando il disegno divino, non avesse a temere di fronte ad un evento eccezionale, apprende dal colloquio con l’angelo ciò che lo Spirito Santo avrebbe operato in lei. E colei che sta per divenire Madre di Dio, non pensa che ciò avvenga a scapito del pudore. Perché infatti non dovrebbe credere alla novità del concepimento, dato che le viene promesso l’intervento efficace della potenza dell’Altissimo? Inoltre la sua fede, già perfetta, viene confermata dalla testimonianza di un miracolo precedente: contro ogni aspettativa, viene accordata, cioè, ad Elisabetta la fecondità. Così non si poteva dubitare che, chi aveva dato la fecondità ad una donna sterile, la poteva dare anche a una vergine.
   Pertanto il Verbo di Dio, Dio egli stesso e Figlio di Dio, che in principio era presso Dio e per mezzo del quale tutto è stato fatto, e senza del quale niente è stato fatto di tutto ciò che esiste (cfr. Gv 1, 3), si è fatto uomo per liberare l’uomo dalla morte eterna. Ma, abbassandosi fino ad assumere la nostra umile condizione, non diminuì la sua maestà. Così, restando quello che era, ed assumendo ciò che non era, unì la vera natura di servo a quella che lo fa uguale a Dio Padre. Congiunse le due nature con un vincolo così meraviglioso, che né la gloria a cui era chiamata assorbì la natura inferiore, né l’assun- zione di questa natura diminuì la natura superiore.
   Salvo perciò restando ciò che era proprio a cia- scuna natura e convergendo le due nature in una sola persona, ecco che l’umiltà è assunta dalla mae- stà, la debolezza dalla potenza e la mortalità dall’eternità.
    Per pagare il debito proprio della nostra condizione, la natura impassibile si è unita alla nostra natura passibile e il vero Dio e il vero uomo vengono ad unirsi in un solo Signore. In tal modo, proprio come conveniva alla nostra salvezza, l’unico, il «solo mediatore, fra Dio e gli uomini» (1 Tm 2, 5) poteva morire in virtù di una natura, e risorgere in virtù dell’altra.
   Perciò la nascita del Salvatore non recò il minimo pregiudizio all’integrità della Vergine, perché la nascita di colui che è la verità fu salvaguardia del- la sua purezza. Pertanto era conveniente, o miei cari, che Cristo «potenza di Dio e sapienza di Dio» (1 Cor 1, 24) nascesse in tal modo da porsi a nostro livello per la sua natura umana, e fosse infinitamente superiore a noi per la sua divinità. Difatti, se non fosse vero Dio, non ci avrebbe portato la salvezza, e se non fosse vero uomo, non ci avrebbe dato l’esempio.
   È per questo che alla nascita del Signore gli angeli cantano esultanti: «Gloria a Dio nel più altodei cieli» e annunziano: «pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2, 14). Essi infatti vedono che la Gerusalemme celeste è un edificio formato da tutti i popoli della terra. Se dunque di questa opera ineffabile della misericordia divina tanta gioia provano gli angeli, che sono creature eccelse, quanto dovranno goderne gli uomini, che sono umilissime creature?

venerdì 15 luglio 2022

SAN BONAVENTURA, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA - MEMORIA

Mt 12,1-8
 
In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle.
Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato».
Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: "Misericordia io voglio e non sacrifici", non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato».

La condanna facile, che arriva alla lingua prima ancora di passare per un ragionamento attento, è segno di superficialità nel vivere la Legge. Se contano i gesti esteriori ma non sì dà peso agli intenti del cuore, allora non possiamo più parlare di spiritualità e di legge di Dio, ma solo di regole sterili.
C’è chi vive ancora oggi la lettera della legge, senza tentare di comprendere chi gli sta davanti, in un rigorismo morale che non ammette misericordia. Il Signore non ci ha insegnato questo!
Ogni legge data da Dio è per il bene dell’uomo e perché l’uomo abbia una vita felice, vivendo soprattutto il comandamento dell’amore.
Se siamo soliti fermarci all’apparenza, come i farisei di questo brano del Vangelo, il nostro cuore è arido.
Impariamo anche noi cosa significhi “misericordia io voglio e non sacrifici.”

giovedì 14 luglio 2022

Giovedì della XV settimana del Tempo

Mt 11,28-30
 
In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Dalla «Vita di san Camillo», scritta da un suo compagno

   Cominciando dalla santa carità, come radice di tutte le virtù e come dono a lui più familiare, dico che san Camillo fu così infiammato di questa santa virtù, non solo verso Iddio, ma anche verso il prossimo, e particolarmente verso gli infermi. La loro vista bastava da sola ad intenerirlo, a commuoverlo e a fargli dimenticare completamente ogni altra attrattiva o soddisfazione terrena. Quando serviva qualcuno di loro, pareva struggersi di amore e compassione e volentieri avrebbe preso sopra di sé ogni male per raddolcire il loro dolore, e alleviarli dalle infermità. Considerava tanto vivamente la persona di Cristo negli infermi, che spesso quando dava loro da mangiare, immaginandosi che essi fossero il suo Signore, domandava loro la grazia e il perdono dei suoi peccati. Stava con tale riverenza dinanzi a loro come stesse proprio alla presenza del Signore.
   Non parlava mai d’altro, né più spesso, né con maggior fervore, che della santa carità, e l’avrebbe voluta imprimere nel cuore di tutti gli uomini.
   Per infiammare i suoi religiosi a questa santa virtù, soleva spesso ricordare loro le dolcissime parole di Gesù Cristo: «Ero malato e mi avete visitato» (Mt 25, 36), le quali in verità pareva che gli fossero scolpite nel cuore, tante volte le diceva e ripeteva.
   Camillo era uomo di tanta carità, che aveva pietà e compassione non solo verso gli infermi e i moribondi, ma anche in generale verso tutti gli altri poveri e miserabili.
   Aveva il cuore pieno di tanta pietà verso i bisognosi, che soleva dire: Quando non si trovassero poveri nel mondo, gli uomini dovrebbero andare a cercarli e cavarli di sotto terra per far loro del bene, e usar loro misericordia.

mercoledì 13 luglio 2022

Messaggio del 08.07.2022 da Simona

Ho visto Mamma, era tutta vestita di bianco, sul capo un sottile velo bianco e la corona di dodici stelle, in vita una fascia azzurra. Mamma aveva le braccia aperte in segno di accoglienza e nella mano destra una lunga corona del santo rosario fatta come gocce di ghiaccio.

                                                             Sia lodato Gesù Cristo


Cari figli miei, vi amo e vi ringrazio che siete accorsi a questa mia chiamata. Figli, è da tempo che busso alla porta del vostro cuore ma ahimè non vi è posto per me nella vostra vita, siete troppo presi a correre dietro le false bellezze di questo mondo corrotto e sempre più invaso dal male. Figli miei, apritemi la porta del vostro cuore lasciate che vi conduca a Gesù, solo in Lui c’è vera gioia, vera pace. Figli miei vi amo immensamente. Figli, tempi duri vi attendono, il mondo è invaso dal male, pregate figli, pregate. Figlia prega con me.


Ho pregato a lungo con Mamma poi Mamma ha ripreso.


Figli miei, se solo capiste quanto è grande il mio amore per ciascuno di voi. Vi amo figli. 

Adesso vi do la mia santa benedizione.

Grazie per essere accorsi a me.

Mercoledì della XV settimana del Tempo Ordinario

Mt 11,25-27
 
In quel tempo, Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».

Dal trattato «Sui misteri» di sant’Ambrogio, vescovo
 
   Ti è stato detto antecedentemente di non credere solo a ciò che vedi perché non abbia a dire: È forse questo quel grande mistero che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrò in cuore d’uomo? (cfr. 1 Cor 2, 9). Vedo le acque che vedevo ogni giorno. Queste acque nelle quali spesso mi sono immerso senza mondarmi, sono proprio esse che devono mondarmi? Da questo impara che l’acqua non monda senza lo Spirito.
   È per questo che tu hai letto che nel battesimo tre testimoni sono concordi (cfr. 1 Gv 5, 8): l’acqua, il sangue e lo Spirito, perché se di essi ne togli uno solo, non c’è più il sacramento del battesimo. Di fatto, che cos’è l’acqua senza la croce di Cristo, se non una cosa ordinaria senza nessuna efficacia sacramentale? D’altra parte, senza acqua non vi è mistero di rigenerazione, perché «se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio» (Gv 3, 5). Anche un catecumeno crede nella croce del Signore Gesù con la quale è segnato anche lui, ma se non sarà stato battezzato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo non può ricevere la remissione dei peccati e neppure attingere il dono della grazia spirituale.
   Perciò quel Siro si immerse nell’acqua sette volte sotto la Legge, ma tu sei stato battezzato nel nome della Trinità. Hai confessato il Padre – ricordati ciò che hai fatto –, hai confessato il Figlio, hai confessato lo Spirito. Segui l’ordine delle cose. In questa fede sei morto al mondo, sei risorto a Dio e, quasi sepolto in quell’elemento del mondo cioè nell’acqua battesimale, sei morto al peccato, sei risorto alla vita eterna. Credi dunque che le acque non sono inefficaci.
   Così quel paralitico della piscina Probatica attendeva un uomo. E quale uomo se non il Signore Gesù, nato dalla Vergine Maria? Alla sua venuta avrebbe operato la liberazione, non più mediante la sua ombra, ma con la realtà della sua presenza. Non più di uno solo, ma di tutti.
   Era dunque lui di cui si aspettava la venuta, lui del quale Dio Padre disse a Giovanni Battista: «L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo» (Gv 1, 33). Era colui del quale Giovanni rese testimonianza dicendo: «Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui» (Gv 1, 32). E qui per quale ragione lo Spirito discese in forma di colomba se non perché tu vedessi, perché tu conoscessi che anche quella colomba, che il giusto Noè fece uscire dall’arca, era figura di questa colomba, cioè perché tu riconoscessi la figura del sacramento?
   E perché dubitare ancora dopo che nel vangelo te lo proclama chiaramente il Padre dicendo: «Questi è il Figlio mio nel quale mi sono compiaciuto» (Mt 3, 17)?. Te lo proclama il Figlio sul quale lo Spirito Santo si è mostrato in forma di colomba. Te lo proclama lo Spirito Santo che è sceso in forma di colomba. Te lo proclama Davide: «Il Signore tuona sulle acque, il Dio della gloria scatena il tuono, il Signore, sull’immensità delle acque» (Sal 28, 3). La Scrittura stessa ti attesta che alle preghiere di Gedeone il fuoco discese dal cielo (Gdc 6, 17-21) e a quelle di Elia fu mandato il fuoco che consacrò il sacrificio (1 Re 18, 38).
   Non fare attenzione ai meriti delle persone ma al ministero dei sacerdoti. Che se guardi ai meriti, come stimi Elia, così terrai conto anche dei meriti di Pietro e di Paolo, i quali ci hanno trasmesso questo mistero ricevuto dal Signore Gesù. A quelli era mandato un fuoco visibile perché credessero, invece in noi, che crediamo, agisce un fuoco invisibile; a loro in figura, a noi per proclamazione. Il Signore Gesù disse: Dove sono due o tre, là sono anch’io (cfr. Mt 18, 20). Credo perciò che quando è invocato dalle preghiere dei sacerdoti è presente. Quanto più non si degnerà di accordare la sua presenza dov’è la Chiesa, dove sono i misteri?
   Sei sceso dunque nel fonte battesimale. Ricòrdati che cosa hai risposto: che credi nel Padre, che credi nel Figlio, che credi nello Spirito Santo. Non hai detto: Credo in un maggiore, in un minore, in un ultimo, ma, con l’impegno della tua parola, ti sei obbligato a credere nel Figlio come credi nel Padre, a credere nello Spirito Santo come credi nel Figlio, e, se una differenza fai, è che, trattandosi della morte in croce, la credi solo di Gesù Cristo.

martedì 12 luglio 2022

Messaggio del 08.07.2022 da Angela

Questa sera la Vergine Maria si è presentata tutta vestita di bianco. Anche il manto che la avvolgeva era bianco, ampio e lo stesso manto le copriva anche il capo.
Mamma sul capo aveva una corona di dodici stelle luminosissime. Aveva le braccia aperte in segno di accoglienza. Nella mano destra una lunga corona bianca come di luce che le arrivava quasi fin giù ai piedi. Nella mano sinistra un piccolo libro aperto; il vento faceva girare le pagine velocemente.
Mamma poggiava i piedi scalzi sul mondo. Il mondo era avvolto in una grande nube grigia. Mamma ha fatto scivolare una parte del suo manto e ha coperto il mondo.

Sia lodato Gesù Cristo 

Cari figli, grazie per essere qui, grazie per aver accolto e risposto a questa mia chiamata accorrendo qui, nel mio bosco benedetto.
Figli miei, anche questa sera vengo a chiedervi preghiera, preghiera per questo mondo sempre più attanagliato dalle forze del male.
Figli miei, chiedo preghiera per la mia amata Chiesa, affinchè non perda il suo vero Magistero. Pregate molto per la Chiesa, non solo per quella universale, ma anche per la vostra chiesa locale.
Figli amatissimi, il mio cuore è trafitto e soffro molto nel vedere quanto male si fa. Pregate molto per i miei figli prescelti e prediletti, non giudicate, ma pregate! Non fatevi giudici, ma pregate.
Riempite le vostre bocche di benedizioni, purtroppo molti sono facili al giudizio.
Figli, il giudizio spetta solo a Dio, Lui è l'unico vero giudice.
Figli miei, guardate quanto male c'è nel mondo, ma tutto questo non è voluto da Dio, ma dalla scelleratezza degli uomini, che vogliono prendere il posto di Dio.
Pregate figli, e quando sentite il peso e la stanchezza che vi assale, mettete tutto nel mio Cuore Immacolato. Affidatevi a me e non temete, io vi porto al sicuro, tra le braccia del mio e del vostro Gesù.
Vi prego figli, ascoltatemi!

Poi la mamma ha allargato le sue braccia e ha pregato sui presenti. Infine ha benedetto tutti.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Martedì della XV settimana del Tempo Ordinario

Mt 11,20-24
 
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sodòma sarà trattata meno duramente di te!».

I rimproveri del Signore devono scuoterci dalla nostra impassibilità davanti ai suoi prodigi. Siamo capaci di vedere le opere di Dio, ma possiamo scegliere di ignorarle e di non recepire gli insegnamenti che il Signore ci vuole trasmettere. L’indifferenza alla vita spirituale e la superbia che convince di essere già perfetti, impediscono la conversione del cuore. 
Quando Dio opera dei segni, crediamo che siano innanzitutto per noi che li vediamo oppure pensiamo che siano per ipotetici “altri”?

lunedì 11 luglio 2022

SAN BENEDETTO, ABATE, PATRONO D'EUROPA – Festa

Mt 19,27-29
 
In quel tempo, Pietro disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».

Dalla «Regola» di san Benedetto, abate
 
   Prima di ogni altra cosa devi chiedere a Dio con insistenti preghiere che egli voglia condurre a termine le opere di bene da te incominciate, perché non debba rattristarsi delle nostre cattive azioni dopo che si è degnato di chiamarci ad essere suoi figli. In cambio dei suoi doni, gli dobbiamo obbedienza continua. Se non faremo così, egli, come padre sdegnato, sarà costretto a diseredare un giorno i suoi figli e, come signore tremendo, irritato per le nostre colpe, condannerà alla pena eterna quei malvagi che non l’hanno voluto seguire alla gloria.
   Destiamoci, dunque, una buona volta al richiamo della Scrittura che dice: È tempo ormai di levarci dal sonno (cfr. Rm 13, 11). Apriamo gli occhi alla luce divina, ascoltiamo attentamente la voce ammonitrice che Dio ci rivolge ogni giorno: «Oggi se udite la sua voce non indurite i vostri cuori» (Sal 94, 8). E ancora: «Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese» (Ap 2, 7).
   E che cosa dice? Venite, figli, ascoltate, vi insegnerò il timore del Signore. Camminate mentre avete la luce della vita, perché non vi sorprendano le tenebre della morte (cfr. Gv 12, 35).
   Il Signore cerca nella moltitudine del popolo il suo operaio e dice: C’è qualcuno che desidera la vita e brama trascorrere giorni felici? (cfr. Sal 33, 13). Se tu all’udire queste parole rispondi: Io lo voglio! Iddio ti dice: Se vuoi possedere la vera e perpetua vita, preserva la lingua dal male e le tue labbra non pronunzino menzogna: fuggi il male e fa’ il bene: cerca la pace e seguila (cfr. Sal 33, 14-15). E se farete questo, i miei occhi saranno sopra di voi e le mie orecchie saranno attente alle vostre preghiere: prima ancora che mi invochiate dirò: Eccomi.
   Che cosa vi è di più dolce, carissimi fratelli, di questa voce del Signore che ci invita? Ecco, poiché ci ama, ci mostra il cammino della vita.
   Perciò, cinti i fianchi di fede e della pratica di opere buone, con la guida del vangelo, inoltriamoci nelle sue vie, per meritare di vedere nel suo regno colui che ci ha chiamati. Ma se vogliamo abitare nei padiglioni del suo regno, persuadiamoci che non ci potremo arrivare, se non affrettandoci con le buone opere.
   Come vi è uno zelo cattivo e amaro che allontana da Dio e conduce all’inferno, così c’è uno zelo buono che allontana dai vizi e conduce a Dio e alla vita eterna. In questo zelo i monaci devono esercitarsi con amore vivissimo; e perciò si prevengano l’un l’altro nel rendersi onore, sopportino con somma pazienza le infermità fisiche e morali degli altri, si prestino a gara obbedienza reciproca. Nessuno cerchi il proprio utile, ma piuttosto quello degli altri, amino i fratelli con puro affetto, temano Dio, vogliano bene al proprio abate con sincera e umile carità.
   Nulla assolutamente anteponiamo a Cristo e così egli, in compenso, ci condurrà tutti alla vita eterna.

domenica 10 luglio 2022

XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Lc 10,25-37

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Oggi il Signore ci invita a mettere in pratica il comandamento dell’amore, non solo a conoscerlo, cambiando innanzitutto le nostre idee sul modo di amare.
L’amore al prossimo non appartiene a una categoria di persone che devono viverlo più di altre, ma è alla portata di tutti. Il prossimo non è colui che è già vicino, che conosci, che appartiene al tuo popolo o alla tua famiglia, e quindi sei chiamato ad amarlo. Gesù ci offre una prospettiva diversa: il prossimo è colui che decide di farsi vicino al bisognoso, all’abbandonato, al ferito. Il prossimo è colui che decide di amare per primo e senza limiti di nazionalità o di cultura.
Ci impegniamo ad amare così oppure anche noi cerchiamo di giustificarci come il dottore della Legge?

sabato 9 luglio 2022

Sabato della XIV settimana del Tempo Ordinario

Mt 10,24-33
 
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia!
Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l'anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».

Dal «Commento sui salmi» di sant’Agostino, vescovo

   Salomone aveva innalzato un tempio al Signore, sicuramente come tipo e figura della Chiesa futura e del corpo del Signore. Per questo Gesù afferma nel vangelo: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» (Gv 2, 19). Come dunque egli aveva edificato quel tempio, così il vero Salomone, il Signore nostro Gesù Cristo, il vero pacificatore, si costruì anche lui un tempio. Il nome di Salomone infatti significa «Pacificatore». Ora il vero operatore della pace è quello di cui parla l’Apostolo: «Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo» (Ef 2, 14). Egli è il vero pacificatore che ha unito in sé le due pareti provenienti da opposte direzioni, di cui egli è la pietra angolare, sia del popolo dei credenti che proveniva dalla circoncisione, sia del popolo, anch’esso di credenti, che proveniva dai pagani non circoncisi. Di due popoli fece una sola Chiesa, divenne per essi pietra d’angolo e perciò fu veramente pacificatore.
   Egli è dunque il vero Salomone, mentre Salomone, figlio di Davide e della moglie Betsabea, re d’Israele, era la figura di questo pacificatore. Perché tu non creda che sia quel Salomone che edificò la casa a Dio, quando costruì il tempio, la Scrittura, indicandoti un altro Salomone, così comincia il salmo: «Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori» (Sal 126, 1). Il Signore dunque edifica la casa, il Signore Gesù Cristo edifica la sua casa. Molti sono impegnati nella costruzione. Ma se non è lui che edifica, «invano vi faticano i costruttori».
   Chi sono coloro che lavorano per costruire? Tutti coloro che nella Chiesa predicano la parola di Dio, i ministri dei sacramenti di Dio. Tutti corriamo, tutti ci affatichiamo, tutti ora costruiamo. E prima di noi, altri hanno corso, faticato, costruito. Ma «se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori». Perciò non mancarono i richiami degli apostoli che videro alcuni comportarsi malamente e in particolare risuonò la voce di Paolo che disse: «Voi infatti osservate giorni, mesi, stagioni e anni! Temo per voi che io mi sia affaticato invano a vostro riguardo» (Gal 4, 10-11). Poiché sapeva di essere interiormente edificato dal Signore, compiangeva costoro perché si era affaticato tra di loro senza un esito proporzionato. Noi dunque parliamo all’esterno, egli edifica all’interno. Noi vediamo come voi ascoltate, ma ciò che pensate lo conosce solo colui che vede i vostri pensieri. È lui che costruisce, ammonisce, incute paura, apre l’intelligenza, indirizza la vostra mente alla fede. E tuttavia lavoriamo anche noi come operai.

giovedì 7 luglio 2022

Giovedì della XIV settimana del Tempo Ordinario

Mt 10,7-15
 
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti.
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città».

Gli apostoli, annunciando il regno di Dio, sono chiamati a ripetere i gesti compiuti da Gesù, senza alcuna pretesa di guadagno. 
Imitare Cristo è ciò che dobbiamo fare perché il Vangelo sia annunciato nel modo giusto, a Sua immagine e non nostra, secondo le Sue parole e non le nostre. Ecco perché la gratuità è un’altra condizione necessaria: Cristo ha dato tutto se stesso per amore nostro, come potremo decidere di comportarci diversamente?!
Non rinunciamo dunque ad annunciare il Vangelo, ma impegniamoci costantemente ad imitare il Signore, che ci donerà anche la forza dello Spirito per farlo.

mercoledì 6 luglio 2022

Mercoledì della XIV settimana del Tempo Ordinario

Mt 10,1-7

In quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, colui che poi lo tradì.
Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino».

Dalla «Dottrina dei Dodici Apostoli»  
 
   Così rendete grazie: dapprima riguardo al calice: Ti ringraziamo, o Padre nostro, per la santa vite di Davide, tuo servo, che ci hai fatto conoscere per mezzo di Gesù, tuo Servo; gloria a te nei secoli.
   Poi riguardo al pane spezzato: Ti ringraziamo, o Padre nostro, per la vita e la conoscenza che ci hai rivelato per mezzo di Gesù, tuo Servo; gloria a te nei secoli. Come questo pane spezzato era disperso sopra i monti e, raccolto, è diventato una cosa sola, così sia radunata la tua Chiesa dai confini della terra nel tuo Regno; perché tua è la gloria e la potenza per Gesù Cristo nei secoli.
   Nessuno mangi e beva della vostra Eucaristia, se non coloro che sono stati battezzati nel nome del Signore. A questo proposito il Signore ha detto: «Non date le cose sante ai cani» (Mt 7, 6).
   Una volta saziati poi, così ringraziate: Ti rendiamo grazie, o Padre santo, per il tuo santo nome, che hai fatto abitare nei nostri cuori, e per la conoscenza, la fede e l’immortalità che ci hai manifestato per mezzo di Gesù tuo Servo. Gloria a te nei secoli.
   Tu, Signore onnipotente, hai creato tutto a gloria del tuo nome; hai dato a gustare agli uomini cibo e bevanda perché ti ringraziassero, mentre a noi hai donato un cibo e una bevanda spirituale e la vita eterna per mezzo del tuo Servo. Soprattutto noi ti ringraziamo perché sei potente. Gloria a te nei secoli.
   Ricordati, o Signore, della tua Chiesa, preservala da ogni male e rendila perfetta nella tua carità. Radunala dai quattro venti, santificala nel tuo regno, che per lei hai preparato. Perché tua è la potenza e la gloria nei secoli.
   Venga la tua grazia e passi questo mondo. Osanna al Dio di Davide! Se qualcuno è santo, si accosti; se no faccia penitenza. Maranatha: vieni Signore Gesù! Amen.
   Nel giorno del Signore, riunitevi, spezzate il pane e rendete grazie, dopo aver confessato i vostri peccati, perché il vostro sacrificio sia puro.
   Chiunque invece ha qualche discordia con il suo compagno, non si raduni con voi prima che si siano riconciliati, perché non sia profanato il vostro sacrificio. Il Signore infatti ha detto: In ogni luogo e in ogni tempo mi si offra un sacrificio perfetto, perché un grande Re sono io, dice il Signore, e mirabile è il mio nome fra le genti (cfr. Ml 1, 11. 14).

martedì 5 luglio 2022

Martedì della XIV settimana del Tempo Ordinario

Mt 9,32-38
 
In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni».
Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».

Gesù libera, guarisce e dona salvezza. Egli ha compassione ed insegna a pregare.
Coloro che hanno una fede semplice comprendono e rendono lode a Dio, mentre i farisei vedono il male laddove non c’è.
Anche noi percepiamo il bene a seconda della nostra vita spirituale e dei pregiudizi che ci portiamo dentro. C’è chi matura una vera incapacità a vedere o percepire il bene, perché accumula dentro di sé invidia e gelosia e non tollera che qualcuno possa fare meglio o più di se stesso. Questo è l’indurimento del cuore, tipico di chi pretende di giudicare tutto esclusivamente con i pensieri razionali privi di fede e non vuole ammettere la presenza del Signore. A volte può essere generato anche dal dolore subìto e mai accettato, che induce a chiudersi alla speranza della vita eterna.
Confidiamo nel Signore, che opererà prodigi anche per noi. Egli apra i nostri occhi e i nostri cuori alla Sua presenza, con la forza dello Spirito Santo.

lunedì 4 luglio 2022

Lunedì della XIV settimana del Tempo Ordinario

Mt 9,18-26
 
In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli.
Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell'istante la donna fu salvata.
Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.

Il padre della ragazza avanza una richiesta che può sembrare assurda a chi ascolta, eppure Gesù va subito con lui e non si sentono commenti dei discepoli o di altre persone presenti.
Questo è in netto contrasto con la reazione di chi si trova nella casa del capo. 
La fede nel Dio dell’impossibile e l’incredulità vengono messe a confronto quotidianamente nella vita di ognuno di noi, non solo nel confronto con gli altri, ma anche in una lotta interiore con noi stessi. Chissà se siamo capaci di avere la fede del capo e di pregare allo stesso modo il Signore? Se preghiamo male o poco o non chiediamo, può dipendere da una nostra mancanza di fede. Se invece preghiamo, pronti ad accettare la volontà di Dio, innanzitutto quando recitiamo il “Padre nostro” non diciamo solo parole, ma eleviamo al Signore i nostri cuori con fede.
Non ci vengono chieste preghiere lunghe o particolari, ma animate dalla fiducia totale in Dio.

domenica 3 luglio 2022

XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Lc 10,1-12.17-20
 
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

La liturgia della Parola di questa domenica si apre con le parole di Isaia: “Rallegratevi con Gerusalemme,
esultate per essa tutti voi che l’amate.
Sfavillate con essa di gioia
tutti voi che per essa eravate in lutto.”
Poi si conclude con le parole del Vangelo, che ci dice: “Rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”.
C’è un invito iniziale a rallegrarsi per la presenza del Signore e poi un altro invito a rallegrarsi perché il Signore è giunto, il Suo regno è vicino, e i nomi di coloro che gli appartengono non sono destinati a questa terra ma al Cielo.
Da una speranza lontana si passa ad una speranza che si fa concreta nella fede, e si manifesta attraverso l’annuncio del regno di Dio e i gesti dei settantadue discepoli.
Accogliamo dunque il Signore, che è con noi ogni volta che la Parola viene annunciata ed ascoltata, ogni volta che lo Spirito ci spinge a conversione, ogni volta che preghiamo uniti nel Suo nome e soprattutto nell’Eucarestia.
Facciamo nostro l’invito a pregare perché il “Signore della messe…mandi operai nella Sua messe”, sapendo che l’opera di evangelizzazione non ci appartiene, ne siamo solo strumenti. Impegniamoci ad annunciare il Vangelo con i gesti semplici suggeriti dal Signore.

sabato 2 luglio 2022

Sabato della XIII settimana del Tempo Ordinario

Mt 9,14-17
 
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno.
Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano».

Dalle «Catechesi» di san Cirillo di Gerusalemme, vescovo
 
   Se vi è qualcuno schiavo del peccato, si disponga per mezzo della fede a rinascere libero nell’adozione filiale. E dopo aver abbandonato la pessima schiavitù dei peccati e aver conseguita la beata schiavitù del Signore, sia stimato meritevole di ottenere l’eredità del regno celeste. Per mezzo della conversione spogliatevi dell’uomo vecchio che si corrompe dietro i desideri ingannatori, per rivestire l’uomo nuovo che si rinnova conforme alla conoscenza di colui che lo ha creato. Acquistate attraverso la fede il pegno dello Spirito Santo, perché possiate essere accolti nelle dimore eterne. Accostatevi al mistico contrassegno, perché vi si possa distinguere bene fra tutti. Siate annoverati nel gregge di Cristo, santo e ben ordinato, così che posti un giorno alla sua destra possiate ottenere la vita preparata come vostra eredità.
   Quelli infatti ai quali rimane ancora attaccata, come fosse una pelle, la ruvidezza dei peccati, prendono posto alla sinistra, per il fatto che non si sono accostati alla grazia di Dio, che viene concessa, per Cristo, nel lavacro di rigenerazione. Certamente non parlo della rigenerazione dei corpi, ma della rinnovata nascita dell’anima. I corpi infatti sono generati per mezzo dei genitori visibili, le anime invece vengono rigenerate attraverso la fede, e infatti: «Lo Spirito soffia dove vuole». Allora, se ne risulterai degno, potrai sentirti dire: «Bene, servo buono e fedele» (Mt 25, 23), sempre che tu sia trovato esente nella coscienza da ogni impurità e simulazione.
   Se dunque qualcuno dei presenti pensa di tentare la grazia di Dio, si inganna da se stesso, e ignora il valore delle cose. Procurati, o uomo, un’anima sincera e priva di inganno, per colui che scruta mente e cuore.
   Il tempo presente è tempo di conversione. Confessa ciò che hai commesso sia con la parola che con l’azione, sia di notte che di giorno. Convèrtiti nel tempo favorevole, e nel giorno della salvezza accogli il tesoro celeste.
   Ripulisci la tua anfora, perché accolga la grazia in misura più abbondante; infatti la remissione dei peccati viene data a tutti egualmente, invece la partecipazione dello Spirito Santo viene concessa in proporzione della fede di ciascuno. Se hai lavorato poco, riceverai poco, se invece avrai fatto molto, molta sarà la mercede. Quanto fai, lo fai per il tuo bene. È nel tuo interesse considerare e fare ciò che ti conviene.
   Se hai qualcosa contro qualcuno, perdona. Se ti accosti per ricevere il perdono dei peccati, è necessario che anche tu perdoni a chi ha peccato.